04-03-2015 ore 14:01 | Economia - Associazioni
di Ramon Lombardi

Coldiretti. Lettera aperta a Maroni: “questione nitrati, siamo certi che la regione presenterà il piano delle aree vulnerabili”

“Caro Presidente Maroni, vado subito al dunque. Uso questa modalità irrituale per sottoporle la necessità di risolvere subito il problema della direttiva nitrati che da anni sta affliggendo le nostre imprese agricole.So bene che il nostro presidente regionale Ettore Prandini ha più volte avuto modo di evidenziarle la questione”. Inizia così, in modo irrituale e diretto, la lettera aperta che Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Cremona, ha rivolto al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, nella pagina d’apertura del Coltivatore Cremonese, il periodico della Federazione.

 

La vicenda nitrati

“Coldiretti – prosegue Voltini - peraltro da anni ha “preso in mano” la vicenda nitrati, spesso in totale solitudine, quando qualcun altro obiettava che dei nitrati non bisognasse parlare per evitare incazzature dell’Europa, pronta a bacchettare l’Italia, a suon di sanzioni per la tanto temuta infrazione.Non ci siamo fatti intimidire da questi rischi e naturalmente non abbiamo dato ascolto a chi, nel mondo agricolo, ci invitava a lasciar perdere.Ora siamo arrivati al nodo cruciale, ed è fondamentale agire con determinazione e tempi certi”.

 

La tenacia di Coldiretti

La missiva si apre evidenziando la tenacia di Coldiretti “nel denunciare che la direttiva nitrati sta ammazzando la nostra zootecnia, senza che quest’ultima sia realmente colpevole degli inquinamenti delle falde da nitrati”. Una battaglia condotta in solitudine, infine premiata dall’intervento dell’Ispra, “ente pubblico di alto livello scientifico, che ha recentemente confermato il fatto che ad inquinare la falda da nitrati non è innanzitutto l’agricoltura”.

 

Cambiare le regole

“La scienza ha detto come stanno le cose– prosegue Voltini –, ora la politica deve cambiare le regole del gioco. A quali regole ci riferiamo? Innanzitutto a quelle che hanno stabilito, sulla base di dati fuorvianti, i confini delle cosiddette aree vulnerabili, aree dove per legge sono stati drasticamente ridotti gli utilizzi dei reflui zootecnici per rendere più fertili i terreni, mettendo in croce gli agricoltori in difficoltà nel trovare altri terreni dove poter spandere i liquami dei propri allevamenti”.

 

La realtà cremonese

“In provincia di Cremona – scrive Coldiretti – i Comuni che hanno il limite allo spandimento del liquame, quelli in altre parole vulnerabili o parzialmente vulnerabili, sono ben 86 su 115, quasi il 75% della superficie provinciale.“Se non si cambiano le vecchie regole, delle due l’una: o si riduce del 75% la nostra zootecnia già fortemente in crisi o si raddoppiano le superfici. Naturalmente questa seconda opzione è impossibile da attuare”.

 

Le aree vulnerabili

“Quindi vanno ridefinite, limitate, le aree vulnerabili, non per scelta politica, ma per scelta scientifica, tenendo conto di quanto dice l’Ispra – riprende Voltini –. Non è un favore che chiediamo, ma un atto di giustizia e di buona politica. Coldiretti alla fine di novembre fece firmare ai ministri dell’agricoltura e dell’ambiente questo impegno stabilendo precise scadenze. Più recentemente i medesimi due ministri hanno dato corso a questo impegno lasciando alle regioni tempo fino a metà marzo per presentare i piani per la ridefinizione di queste aree vulnerabili”.

 

Il piano di ridefinizione

“Ben conoscendo quanto sia il presidente Maroni sia l’assessore regionale Gianni Fava siano “convinti sostenitori del ruolo strategico della nostra zootecnia”, il timore della Coldiretti è che “qualche altro settore della struttura regionale possa mettersi di traverso verso il raggiungimento di questo risultato”.“Mi perdoni l’appello, ma non ceda – scrive Voltini al Presidente della Regione–. Prenda in mano la questione senza tentennamenti. E’ troppo alta la posta in gioco. Stiamo andando verso Expo con la zootecnia con le ossa rotte per i prezzi che non sono sostenibili. Almeno arriviamoci avendo eliminato questo fardello caricato ingiustamente sull’agricoltura. E allora prima del 17 marzo la sua, la nostra, Regione presenti un deciso piano di ridefinizione delle aree vulnerabili per ridare un pezzettino di futuro alla nostra zootecnia”.

 

I responsabili dell’inquinamento

“Ma se la scienza dice che non è innanzitutto l’agricoltura a inquinare, allora chi inquina? “Ora devono venire fuori i responsabili dell’inquinamento. Non spetta a noi individuarli, ma senz’altro non sarà un’operazione così complicata. Bisogna avere il coraggio di indicarli, siano essi settori produttivi o enti locali, magari ancora privi di depuratori – conclude Voltini –. L’agricoltura ha già dato, in termini di sacrifici che abbiamo dovuto rispettare senza essere colpevoli. Se non si fa questa operazione è come continuare a tenere in galera chi è stato assolto e lasciare in libertà (di inquinare) chi è colpevole!”.

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