03-05-2017 ore 10:49 | Economia - Mercati
di Ramona Tagliani

Dinamiche del lavoro. Il peso degli stipendi e il solco della differenza di genere

Secondo l'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro per il 2016, a Varese, Monza Brianza, Como, Lodi, Lecco, Sondrio e Milano gli stipendi sono più alti della media nazionale. È quanto emerge dalla seconda edizione del rapporto Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane (integrale in allegato).

 

A livello provinciale

Molto elevata la differenza tra nord e sud. Al primo posto c’è Bolzano con 1.476 euro mensili contro i 1.315 della media nazionale. Seguono Varese (1.471 euro), Monza e Brianza (1.456 euro), Como (1.449 euro), Verbano Cusio Ossola (1.434 euro), Bologna (1.424 euro), Lodi (1.423 euro), Lecco (1.415 euro), Sondrio (1.414 euro) e Milano (1.409). In provincia di Cremona la retribuzione netta media mensile dei lavoratori dipendenti è di 1.173 euro per le donne e 1.538 euro per gli uomini, con una differenza pari al 76,3%. Gli stipendi più bassi sono nelle province di Ascoli Piceno (925 euro), Ragusa (1.070 euro), Ogliastra (1.087 euro) e Olbia-Tempio (1.099 euro).

 

Differenza di genere

Interessante il dato sul tasso d’occupazione calcolata nella fascia d’età 15-64 anni: donne 56,8%, uomini 73,1%. Il totale degli occupati è del 65,1%, senza variazione tra 2014 e 2015. La differenza tra tasso d’occupazione maschile e femminile in Italia (18,3 punti percentuali) è tra le più elevate dei 28 paesi dell’Unione europea, superata solo da Malta (25,2 punti), ma superiore a quella della Grecia (16,8 punti) e della Romania (16,3 punti). Il valore del gender gap italiano è superiore di quasi 8 punti rispetto a quello della media europea (10,4 punti), di 17 rispetto al paese con il differenziale più basso, la Lituania (1,5 punti), di 12 punti rispetto alla Francia (6,5 punti) e di 10 punti nei confronti della Germania (8,1 punti). Molto contenuto anche in Finlandia (1,6 punti) e Svezia (3 punti).

 

La media europea

Lo squilibrio di genere allontana notevolmente l’Italia dalla media europea, tuttavia si può osservare che dal 2006 al 2015 il valore di questo indicatore nel nostro Paese è diminuito molto più velocemente rispetto alla media europea: in Italia da 24,1 a 18,3 punti e nella media EU-28 da 14,3 a 10,4 punti.

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