29-05-2017 ore 15:50 | Cultura - Incontri
di Tiziano Guerini

Crema. Una Chiesa secondo il Concilio, ricco volume sul vescovo Carlo Manziana

È stato pubblicato dalla casa editrice Morcelliana di Brescia un ricco volume sulla figura del vescovo di Crema dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, monsignor Carlo Manziana. Ben sette i capitoli dal lungo periodo bresciano ai due decenni del suo episcopato cremasco, al suo impegno, ben oltre la Diocesi, dedicato al rinnovamento pastorale e liturgico nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II. Particolarmente qualificati gli autori del volume: Alberto Melloni, Fulvio De Giorgi, Paolo Trionfini, Guido Formigoni, Giorgio Vecchia, Angelo Lameri, Mariangela Maraviglia, Silvia Scatena, Carlo Ghidelli.

 

Episcopato di grande fecondità

Il libro è stato presentato al palazzo vescovile di Crema settimana scorsa alla presenza del vescovo Daniele Gianotti. L’allora presidente dell’associazione cattolica diocesana, Romano Dasti, ha ricordato gli anni dal 1964 al 1982 come “un episcopato di grande fecondità”. Il professore Giorgio Vecchia ha sottolineato “il grande sforzo delle chiese locali per adeguarsi alle novità conciliari che maturavano in quegli anni a Roma e di come la chiesa di Crema fosse in questo fra le più attente e impegnate. Un'altra specificità dell'impegno di Manziana fu la dimensione pastorale ecumenica allora rara e nata in lui durante la drammatica esperienza nel campo di concentramento nazista di Dacau.

 

Innovazione e tradizione

Ha voluto rendere testimonianza alla memoria del suo illustre predecessore anche il nuovo vescovo di Crema, Daniele Gianotti, ricordandone “la grande capacità di unire l'innovazione del pensiero con il rispetto della tradizione”. Carlo Ghidelli, arcivescovo emerito di Lanciano e all’epoca segretario del vescovo, non ha dimenticato il “carattere non facile di monsignor Manziana, così profondamente attento alla verità. Nonostante avesse avvertito come doloroso il distacco da Brescia e dall'Oratorio della Pace, seppe innamorarsi di Crema e dei cremaschi. Intransigente prima di tutto con se stesso, coltivò profonde amicizie, come quelle con Marco Ce', poi patriarca di Venezia e con il compianto teologo cremasco Antonio Margheritti”.

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