L'esposizione Collezioni private in mostra presente nello spazio Arteatro del san Domenico di piazza Trento e Trieste. Inaugurata ormai da due settimane rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 22 gennaio; molti sono i visitatori che hanno già potuto ammirare le 120 opere nell’esposizione curata da Natalia Vecchia, Elena Scampa e Silvia Merico.
Opere già oggetto di culto familiare
“Non è stato difficile, una volta lanciata l'idea, raccogliere le opere: i possessori sono stati in genere ben felici di metterle a disposizione del pubblico, nella certezza che come erano state apprezzate da loro e in qualche caso addirittura oggetto di culto familiare, così avrebbero colpito sensibilità e intelligenza di altri. Anzi, tanta è stata la risposta delle collezioni private, che abbiamo dovuto sdoppiare l'idea originaria e quindi programmare non una ma due mostre: una è quella in atto che si riferisce ad artisti operanti nella prima metà del Novecento, un'altra verrà organizzata il prossimo anno e sarà dedicata ad artisti operanti nella seconda metà del Novecento".
Prima metà del '900
Come spiegano Natalia Vecchia ed Elena Scampa “non è una mostra a tema, è il collezionismo privato che si offre al pubblico: ha la caratteristica di presentare artisti molto diversi fra di loro per stile, sensibilità, e soggetti: forse ciò che li accomuna, oltre al fatto di essere figli della terra cremasca - il sottotitolo è L'arte cremasca nella prima metà del '900 - è quella di essere molto personali nella loro arte, di non essere troppo condizionati dalle mode e dai diversi indirizzi artistici del periodo. Questo specialmente nei ritratti dove prevale necessariamente la fedeltà al soggetto”.
Specchio di personaggi e paesaggio locale
Il periodo preso in considerazione, fra la grande guerra e il ventennio del fascio, si prestava a condizionare il mondo dell'arte: “Nel caso di questa mostra i quadri sono più che altro lo specchio dei personaggi ritratti e del paesaggio locale. C'è naturalmente qualche lodevole eccezione che fa emergere una qualche influenza di una scuola o un indirizzo artistico: è il caso ad esempio, di Francesco Arata con la sua appartenenza alla scuola di Burano, oppure di Carlo Martini e la scuola lombarda dei chiaristi. Forse il caso più interessante è quello di Marius Stroppa che, specialmente come grafico, illustratore ed architetto più che come pittore, mostra le tendenze artistiche proprie degli anni Venti e Trenta. Più difficile leggere in queste opere il dramma della guerra né come tragedia né come eroismo, se non in alcuni quadri che mostrano una dimensione intima e crepuscolare che la fa intravvedere”.
Gli studenti coinvolti
L’allestimento è molto ben curato dagli allievi del Liceo Artistico Munari, col supporto del professor Edoardo Edallo per il progetto di alternanza scuola-lavoro. Gli spazi a disposizione e le molte opere da esporre hanno costretto a sacrificare talvolta la visibilità di qualche singola opera ma nel complesso si tratta di un allestimento molto interessante, con opere raramente fruibili dal pubblico. Le schede biografiche e le visite guidate sono invece degli allievi del Liceo Classico Racchetti per alternanza scuola-lavoro professoressa Rossella Dossena Edallo.