27-03-2024 ore 18:33 | Cultura - Libri
di Paolo Emilio Solzi

Conquirendo Disco, presentazione icastica di un manuale all’Istituto Beata Vergine di Cremona

Questa non è Ibiza: è Cremona nel tardo pomeriggio, pochi giorni prima della Domenica delle Palme. Lo sto cercando, ma è nebbia fitta; e il mondo sembra tutto uguale. Un professore di latino di mia conoscenza mi ha invitato all’Istituto Beata Vergine per assistere alla presentazione del suo ultimo libro. E chi meglio di qualcuno che è quasi omonimo di un console dell’antica Roma potrebbe recensirlo? Il professore è Luca Bernabé, che circa un decennio fa insegnava anche nei licei di Crema. Ha già pubblicato – da solo o in collaborazione con alcuni colleghi – volumi ed eserciziari come Expedite Vertimus, Expedite Versa, Vernalia Exempla e Il caso nominativo nella sintassi latina. La sua nuova opera si chiama Conquirendo Disco. Vi giuro, se ci penso la mia testa suona Italo Disco, ma il manuale non ha niente a che vedere con il tormentone musicale dell’estate scorsa. Il titolo, alquanto misterioso e insolito, significa “imparo facendo ricerca”. Conquirendo Disco – che ha ricevuto l’imprimatur dall’editore piacentino Giovanni Marchesi – è stato scritto da Bernabé insieme ad altri tre latinisti: Davide Astori, Marco Azzali e Claudio Barcellari. Il libro offre “prospettive di ricerca, riflessioni metodologiche, casi di studio, indicazioni operative, competenze ricettive, sviluppi applicativi e spinte appropriative in merito a come saper affrontare, in modo decisivo e talora davvero avvincente, una versione dal latino”. Un elenco degno dello stile di Jack London!

 

E pluribus unum

Il professor Franco Verdi, autore della prefazione, apre la conferenza lodando le persone (circa un centinaio) che “al vespro” di una giornata del periodo pasquale sono venute ad ascoltare la presentazione di un manuale di latino, rinunciando all’aperitivo. Verdi analizza la copertina di Conquirendo Disco, su cui vediamo colonne romane adorne di “fiori che alludono alla gloria” (come le corone d’alloro). Al centro spicca la statua di un cavaliere con scudo e spada protesa verso il sole: “un eroe che si cimenta in un’impresa coraggiosa, magari scrivere un libro”. Conquirendo Disco nasce dal “sodalizio amicale di quattro autori, seri ma non seriosi, con competenze diverse”. Di solito “i titoli sono costituiti da un sostantivo al nominativo, quindi banali”. In questo caso abbiamo “un gerundio e un indicativo presente in prima persona”: “l’io, soggetto sottinteso di ‘disco’, agisce ricercando insieme ad altri” (ritorna qui la dimensione corale dell’opera). Il sottotitolo – tra “fuochi sacri latineggianti” e “supplementi d’anima” – “sembra quasi attingere agli stilemi dell’esoterismo narrativo” della New Age. Il linguaggio di Conquirendo Disco è “epico, una battaglia culturale per la rigenerazione delle parole”. La gente “non è più abituata a scrivere. Scrivere aiuta a organizzare il pensiero, è il modo stesso in cui si pensa”. Verdi ha apposto alla prefazione la data del 28 gennaio, festa di San Tommaso d’Aquino, il precursore delle cinque W inglesi (who, what, where, when, why) con i suoi quis, quid, ubi, quando, cur. Il prefattore descrive Bernabé come “docente un po’ fuori dagli schemi, sicuramente padrone degli strumenti professionali, in perenne esercizio di ricerca empatica e proficue relazioni educative e didattiche con gli studenti”, che associa al profilo di “finto burbero quello, forse più noto, di allenatore di calcio”. Ipse dixit.

 

Ecce homo

Luca Bernabé prende la parola ringraziando Verdi per “l’encomiastico panegirico” e le “considerazioni icastiche” (aggettivo che ama molto e usa spesso). Il professore esordisce, come sempre, in medias res. Oggi assistiamo ad una crisi della scuola in generale e del liceo Classico in particolare. Siamo davanti a un aut-aut: “o cambiamo il modo di insegnare latino e greco o rischiamo di perderli”. Nella prefazione di Conquirendo Disco leggiamo che lo studio non deve essere incentrato su “un grammaticalismo compulsivo e penitenziale che gli studenti giustamente respingono”. Citando le proverbiali parole di Germano Proverbio (nomen omen) riportate all’inizio del manuale, “il latino non è la grammatica […] bisogna studiare meno grammatica e più latino […] invece di sudare sulle regole, mettiamoci a leggere il latino, quello vero, che hanno scritto i romani in Roma antica. Lì troveremo tutte le regole che vogliamo […] e a furia di trovarle le impareremo”. Gli autori sembrano suggerire un metodo induttivo, contrapposto al tradizionale insegnamento deduttivo. Secondo il prefattore, anche Vernalia Exempla rivendicava il “primato dell’exemplum rispetto al praeceptum, ossia la regola”. Aggiungiamo l’esergo di Conquirendo Disco: “Tradurre non significa applicare servilmente delle regole: […] è un atto di libertà e di creazione, che si avvicina al lavoro dell’artefice. La traduzione non serve solo a controllare le conoscenze grammaticali dello studente, ma a sviluppare il gusto, a educarne la sensibilità […], a dargli l’intero ritmo del latino” (Alfonso Traina). Certo, precisa Bernabé, “democrazia non significa relativismo fra correttezza e sgrammaticature”. Non bisogna fare captatio benevolentiae, perché – passando momentaneamente al greco – pazei mathos: “senza sofferenza non c’è apprendimento” (una massima che abbiamo visto di recente in televisione, stampata sulla maglietta di Roberto Vecchioni). Premesso che il voto si riferisce alla singola prestazione dello studente e non è un giudizio globale sulla sua persona, la scuola contribuisce a temprare il carattere. In classe gli alunni imparano a fare tesoro dei loro errori, corretti da Bernabé con matita rossa e blu, che a suo giudizio non è anacronistica, ma “ha ancora una valenza educativa altamente formativa”. Concludendo la sua orazione con una messa in pratica del motto greco appena nominato, il docente ha posizionato la sedia a latere della cattedra “per infliggere al pubblico sei minuti di sofferenza ulteriore” (sic), ossia per leggere alcune pagine del libro Utopia e Disincanto di Claudio Magris, che critica le scuole auliche.

 

Victurus genium debet habere liber

L’ultimo relatore, Claudio Barcellari, ha illustrato più nel dettaglio la struttura di Conquirendo Disco. La prima parte riguarda versioni graduate per il passaggio dal biennio al triennio. La seconda è dedicata ad alcuni lineamenti di sintassi latina (perifrastica passiva, perifrastica attiva, caso nominativo, ablativo assoluto). La terza è costituita da esercizi di versione con un laboratorio di traduzione, nel quale troviamo i contenuti della proposta didattica: costrutti notevoli (le principali strutture morfosintattiche di ciascuna versione), occhio-spia (lemmi reperiti a beneficio dello studente in quattro famosi dizionari di latino), traduzione contrastiva (resa italiana dei segmenti di frasi latine in un contesto coerente), rubrica lessicale “parolando” (digressioni linguistiche tratte da una parola latina presente nel testo, così da stimolare un confronto con l’italiano), percorsi tematici (prospettiva interdisciplinare che connette il latino al presente), box lessicali o grammaticali (trattazioni sintetiche di peculiari vocaboli latini o di specifici costrutti). Particolarmente interessante per chi “ha familiarità con la dimensione bacchica dell’esistenza” è il percorso tematico incentrato sull’ebbrezza. Barcellari spiega infine che Conquirendo Disco si rivolge sia a chi conosce poco il latino che agli esperti che mirano all’eccellenza. Prima di tornare a Crema, mi faccio largo fra i laudatores per salutare il protagonista: “Ave, Luca, redituri te salutant!” Spero che il mio congedo sia stato abbastanza icastico…

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