27-02-2014 ore 13:32 | Cultura - Crema
di Andrea Galvani

Crema, teatro San Domenico. Claudio Martelli ospite del Caffè Letterario: da Moro ad Andreotti, da Craxi a Falcone “so poche cose, ma le ricordo benissimo”

“Tutti sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”. Sorride Claudio Martelli, appena sceso dall’auto di Maurizio Noci in piazza Trento e Trieste. Il suo arrivo a Crema, ospite del Caffè Letterario, per presentare la sua autobiografia, Ricordati di Vivere, è stato anticipato da un temporale, che ha reso l’aria tersa e frizzante.

 

La platea del San Domenico

I militanti socialisti cremaschi arrivano alla spicciolata, entrano nel foyer del teatro San Domenico e s’illuminano, trovandolo seduto sua una poltroncina rossa per l’intervista concessa a Cremaonline. Sarebbe ingeneroso citarne alcuni, ma in mezzora passa a rendergli omaggio tutto il gotha del partito cremasco. Non si vedono esponenti delle forze dell’ordine, nessun membro del consiglio comunale, neppure tutta la stampa cremasca è rappresentata: per l’amministrazione comunale sono presenti il presidente del Consiglio Vincenzo Cappelli e l’assessore Morena Saltini. In sala, “un luogo magnifico, nel quale mi piacerebbe vivere”, un centinaio di persone.

 

La differenza coi comunisti

Si avvicinano con cautela, emozionati. Portano ciascuno un ricordo, aggiungono un nuovo tratto di un percorso interrotto bruscamente. Mostrano qualche fotografia ‘antica’, anno di grazia 1983, quando accompagnò Bettino Craxi ad uno storico comizio al pergoletto. Per tre anni vice di Giulio Andreotti al governo, per dieci al fianco di Bettino (“e nonostante tutto sono ancora vivo”), giovane repubblicano, esordisce con una frase del mito, di Pietro Nenni: “la differenza tra socialisti e comunisti? Una sola: Mosca”. Fuori dai riflettori della vita politica, confida: “in questi 20 anni ho parlato poco ma osservato molto”.

 

Crema: 1983, il comizio di Craxi al pergoletto

 

La comicità politica

Ad esempio l’ascesa e la caduta di Massimo D’Alema, ma soprattutto “una politica che s’è fatta sempre più comica, fino a consentire ai comici di far politica”; divenuto riformista in pieno ’68 racconta dell’incontro con Craxi e non lesina aneddoti legati all’azione politica e alla vita privata, l’epopea laica e socialista degli anni ottanta, le stragi di mafia, Mani pulite ed il crollo della Prima Repubblica. Il tutto legato dal filo rosso dell’amicizia con Craxi e con Giovanni Falcone.

 

Moro, Mitterand, De Mita, Berlinguer, Pannella e Gardini

Nel romanzo, ironico, disincantato, duro e romantico, passano Francois Mitterand, Willy Brandt, Enrico Berlinguer, Ciriaco De Mita, Marco Pannella, Adriano Sofri e Raul Gardini. Finito un caffè e gustata una sigaretta, rifugge l’accusa di rampantismo, mi spiega di non amare – e come potrebbe? - ‘l’ homo novus’ di Walter Benjamin, i politici ‘nuovi’, “quelli che non hanno passato, che non hanno una storia”. Una storia che in Italia pare necessariamente ammantata di tragedia, “ma soprattutto di menzogna, di una falsità che ha intriso l’azione politica”. Incontrando Armando Cossutta all’epoca del rapimento di Aldo Moro, comprese dell’esistenza “di una mano italiana che non era in Italia” ed evidentemente si trovava in Cecoslovacchia. Nei suoi ricordi passano la vicenda di Renato Curcio e Alberto Franceschini, ‘sostituiti’ da e con Mario Moretti.

 

Il governo Br

L’autobiografia di Martelli parte dai primi anni Cinquanta e si conclude con l’inchiesta di Mani Pulite, con un famoso magistrato costretto a dimettersi perché indagato, “per aver preso soldi, macchine e vestiti da uno degli inquisiti”. Testimone oculare, docente di filosofia morale alla Statale di Milano, Martelli offre una rigorosa analisi di eventi e di uomini in un’epoca che avrebbe potuto portare l’Italia al livello delle grandi nazioni del mondo e che si ritrova invece in una scarsissima democrazia: “un Paese in cui non si vuole fare una legge elettorale, un Paese retta dal governo Br, Berlusconi-Renzi, che ha l’unico obiettivo di conservare il potere. Un Paese in cui per pagare le tasse è necessario rivolgersi ad un professionista. Un Paese in cui legalità e giustizia vengono costantemente confuse, consentendo ai magistrati di oltrepassare i confini consentiti ed esercitare un preventivo controllo di legalità”.

 

Maurizio Noci e Claudio Martelli

 

Il grande fratello

Un’Italia dominata da un grande fratello, reso onnivoro dopo la distruzione dell’impero sovietico e lo scioglimento del patto di Yalta; un nuovo regno legittimato a tutto, capace di tutto, nutrito dalle storie di ciascuno, preventivamente ‘registrate’ e quindi più o meno sapientemente utilizzate in caso di necessità. Una lunga mano che dagli anni ’50 ha disseminato l’Italia ed il mondo di sangue, che pur di raggiungere i propri progetti non ha lesinato orrende stragi, nella quasi totalità dei casi rimaste impunite.

 

La preparazione e lo studio

“Non ho mai smesso né mai smetterò di fare politica. Per questo opero per offrire opportunità d’impresa al sud, perché ai giovani d’Italia sia chiara l’importanza della preparazione, della formazione e dello studio. I giovani che oggi s’iscrivono ad un master universitario hanno una preparazione leggermente inferiore a quelli che all’epoca, parlo degli anni ’60, facevano la maturità”.

 

Claudio Martelli e Andrea Galvani (foto © Cremaonline.it)

 

Il merito e il bisogno

Deputato italiano ed europeo, vorrebbe “una legge elettorale normale, con collegi uninominali”. Vicesegretario socialista negli anni ottanta, è piacevolmente sorpreso se qualcuno cita il suo celebre discorso: Il merito e il bisogno, per molti “la pietra miliare del rinnovamento liberale del PSI”. Con i radicali ha sostenuto strenuamente il referendum sulla giustizia giusta e quello sul nucleare.

 

Mafia, integrazione e rifugiati

Vicepresidente del consiglio e ministro della giustizia, “mi sono speso molto per combattere la mafia”, in particolare in collaborazione con Giovanni Falcone, “che ha davvero iniziato a morire quando l’apparato ha preso a isolarlo e quindi a delegittimarlo, lasciandolo solo”. Dando quasi l’idea che il suo sacrificio fosse non solo necessario. Molto attivo “sul fronte dell’integrazione e sui diritti dei rifugiati”, ha dato vita all’associazione Opera e quindi alla prima web tv multiculturale, Lookout,  un osservatorio permanente sull’immigrazione che promuove  l’integrazione degli immigrati e i diritti dei rifugiati”.

 

“Il passato non va dimenticato”.  

Oltre ad essere stato l’anticipatore, “a fine anni ’80, di un progetto politico che avrebbe dovuto portare ad un vero Partito Democratico”, è sua anche la legge una legge che anticipò la famigerata e oggi decaduta Bossi-Fini: “il mio disegno di legge, per fortuna del Paese, tornerà presto in auge”. Raccontata l’Italia fino al 1992, non nasconde la volontà di concludere e quindi pubblicare anche la storia degli ultimi 20 anni. Il motivo è semplice: “il passato non va dimenticato. La nostra storia è molto importante, soprattutto visto che al riguardo c'è molta ignoranza".

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