26-10-2014 ore 18:21 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. Leggende ed imprese di Cremete, signore fondatore della città di Crema: dall’arrivo degli Eruli alla distruzione di Cremona e Mantova

Noi non sappiamo e non sapremo mai come i fatti e gli eventi si svolsero veramente, in primis se è frutto della fertile fantasia di messer Pietro da Terno, supportato dalle dicerie popolari, o se veramente sia la vera veritate, ad oggi non suffragata da niuno documento. Eccone la sintesi. In principio fu Cremes, citadino della città di Palazzo Pignano, rampollo de li conti et signori di quel teritorio. Vice dominus del vescovo di Piacenza et rapresentante dell’esarca di Ravenna, perciò homo nobilissimo et cavaliero viveva in un beletissimo castello sulla riva sinistra del Tormo all’ombra di un’antica e possente torre che ancora nel 1360 svettava accanto a multe altre turricelle di colore rosso.

 

La battaglia di Parma

Dopo la fuga dal suolo natio, diede principio a Crema. La città di Cremete era circondata da vestigia di gran cose cum nelle viscere del suolo multi sepolcri. Quella zona era chiamata l’isola del Fulcherio in sussiego a Fulcar, comandante militare alle dipendenze di Narsete, mandato da Bisanzio alla guida degli Eruli contro i Franchi. Nell’isola del Fulcherio, Fulcar con il suo esercito si accampò nel 553, prima della battaglia di Parma, ove venne sconfitto e ucciso.

 

L'editto di Palazzo Pignano (dipinto di Luigi Dossena)

Il signore dei Longobardi

Pietro da Terno nella sua Historia cita un’antica cronichetta scritta a mano ove la nobeltà et la grandezza indicavano i fasti e le glorie di un antico popolo scomparso e di una sontuosa corte ove venne accolto il re dei Longobardi onorifficentissimamente e molti altri prìncipi tra cui Milano etc. Sempre il Terni scrive che Alboino fu il primo re dei Longobardi e che da due anni ruinava e destrugeva le cità d’Italia e che costrinse Cremes Cremete a fugire da Palazzo Pignano et a rifugiarsi supra un’insula circumdata da una selva che solo con le navicule si poteva approdare: et cusì fu che il conte Cremete dette principio a una nova città e a una nuova patria.

 

Il 15 agosto 570

Era il 15 agosto del 570, anno secondo del regno di Alboino, Cremete radunò i fuggiaschi in una chiesetta costruita su quell’insula dedicata a santa Maria Assunta della Mosa. Accanto a quella rudimentale chiesetta vi era una rocchetta posta ad oriente,quell’isolotto era detto della Mosa. Fu così che iniziò la fundatione di una nuova città che il conte di Palazzo Pignano volle chiamare Crema.

 

La morte del re

Morto Alboino, schiacciato dal suo cavallo, mentre entrava in Pavia, fu eletto come secondo re dei Longobardi per alcuni scrittori Cheplen per altri Daplon. Cremete si sottomise ai Longobardi, e fu così che la città crebbe in pace fra le paludi e le acque in riva al fiume Serio, costruendo nuove case e bonificando le terre circostanti per mano dei contadini, dei cacciatori e dei pescatori. Vennero tagliate le selve e i boschi, e così la nostra terra di buone valli fu circondata.

 

Solenni nozze a Verona

A ottobre di un anno imprecisato la Gallia Cisalpina venne inondata da un’alluvione ed anche il cremasco fu sommerso e colpito poi dalla peste. Queste calamità accaddero nei primi dieci anni dopo l’avvento dei Longobardi. Un nuovo re venne eletto: Authari che volle per isposa la piissima Teodolinda, figliuola del re dei Boiavari (Bavaria) si unirono in Verona con solenni nozze ivi incaminadosi alla volta di Pavia capitale del loro popolo. A Crema si fermarono ospitati dal conte Cremete e longa dimora fecero.

 

Il grande gelo

Re Authari alla fine dell’anno sesto del suo regno morì e Teodolinda scelse quale secondo marito il duca di Torino Agiliulfo. Si sposarono a maggio dell’anno seguente, in quel tempo Cremete aveva cinto l’oppido di crema con delle mura di bona altezza, quando il territorio fu investito da una siccità che durò da gennaro a settembrio et sciami di locuste divorarono quel poco di verde rimasto. Il seguente inverno il cremasco venne avvolto da un grande gelo et le vigne e gli alberi morirono e sui cremaschi calò una grande carestia riducendo la popolazione al lumicino.

 

Ventiquattro anni di pace

Questi eventi furono annunciati da una grande cometa, quale la sira et matina molte volte apparve cum signi sanguinoi che in forme d’aste la note in cielo apparevano. Passarono ventiquattro anni di pace e così tanto avevano costruito dentro le mura che non vi era più spazio per nuove dimore. Ospite di Cremete, giunse in città Agilulfo ed insieme su un’imbarcazione si diressero verso oriente ove costruirono un nuovo borgo a cui venne dato per nome San Benedetto, in onore della preesistente chiesetta.

 

A destra Cremete (dipinto di Luigi Dossena). Sopra le fondamenta della Pieve di Palazzo Pignano

La distruzione di Cremona e Mantova

A Crema oramai confluivano sempre più genti, tanto che il Signore di Crema decise di costruire verso occidente San Sepolcro, un altro borgo. L’anno seguente ancora più moltitudine ai cremaschi si unì, e fu necessario aggiungere il terzo borgo, e si mise mano al luogo chiamato San Pietro, innalzato fra settentrione e oriente. La pace stipulata dal conte Cremete con Agilulfo si acclarò quando per bramosia di terre e nuovi domini il re Longobardo inviò le sue orde contro Cremona e contro Mantova che vennero destructe et ruinate al punto che i raminghi vennero accolti dai cremaschi. Secondo alcune fonti storiche la distruzione di Cremona e Mantova è data 597 per altre il 603.

 

Crema ad Agilulfo

La condizione di questa buona sorte che aleggiava su Crema era il desiderio di Teodolinda che impose a Cremete il pegno d’abbandonare la religione pagana con i suoi idoli e così si giunse nel 597 quando Cremete morì Cremetibus obitus, non avendo avuto figli. Al re Agilulfo rimase Crema in eredità. Cremete signoreggiò per 47 anni e nove mesi e al comando della città per volontà del re fu posto il suo figliolo di nome Adoloaldo. Fonte Pietro da Terno,  Don Luigi Coti Zelati Palazzo Pignano, la Pieve Antica.

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