26-03-2024 ore 08:22 | Cultura - Crema
di Boris Parmigiani

La discreta maestosità di Fernanda Wittgens nel libro di Ginex e Percoco presentato a Crema

Nel primo weekend di primavera, sabato 23 marzo, alle ore 17, presso le scuderie di palazzo Terni de’ Gregorj, ha avuto luogo la presentazione del libro L’allodola di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco, in dialogo con Matteo Facchi. L’evento di natura storico artistica ha goduto del patrocinio dell’assessorato alle pari opportunità del comune di Crema, retto da Emanuela Nichetti. Rosangela Percoco, l’autrice del romanzo, incalzata dalle domande poste da Matteo Facchi, ha esordito innanzi al pubblico spendendo parole in merito al suo percorso di studi umanistici in filosofia; una passione che da sempre ha caratterizzato la sua esistenza.

 

Voce ai più fragili

Per un ventennio ha esercitato la professione d’insegnante e successivamente ha lavorato nell’ambito di una redazione. Quest’ultima ha rappresentato una palestra di vita nell’approccio alla scrittura. Il romanzo è nato per “prendere la voce” di alcune categorie di persone che si pongono, per così dire, ai margini della società: i malati, gli emarginati, i soggetti più indifesi e fragili. L’editore Salani ha proposto alle autrici la figura di Fernanda Wittgens: un personaggio da raccontare, una figura che circoscrive il suo “modus operandi” non solo al mondo dell’arte. Nelle vesti di narratrice, Rosangela Percoco s’è immedesimata nel percorso intrapreso da Fernanda Wittgens nel corso della sua esistenza, nel momento in cui fece il suo ingresso a Brera, luogo deputato per eccellenza all’arte e alla cultura milanese.

 

Condivisione dell’arte

Fernanda Wittgens è stata soprannominata allodola per la sua maestosità discreta, per la sua concretezza, per il suo essere visionaria; una donna coi piedi per terra, ma in grado di spiccare il volo, facendo conoscere e condividere l’arte ad una più ampia platea di soggetti. Nacque nel 1903 da una famiglia di origine austro-ungherese e, sin da giovane, “respira l’aria di una cultura fatta per tutti”. Fernanda inizia il suo cammino come insegnante  di liceo, si dedica al giornalismo e nel 1928 entra nella Pinacoteca di Brera con la qualifica di operaia avventizia, svolgendo altresì le mansioni d’amministratrice e ricercatrice, e contribuendo alla crescita del museo. Subentra al maestro Modigliani quando viene rimosso per motivi razziali, divenendo la prima donna a ricoprire un incarico tanto prestigioso. Nei giorni bui dei bombardamenti su Milano fa di tutto per salvare le opere  che le sono affidate e le vite degli ebrei.

 

Ricostruisce la pinacoteca

L’arresto per  antifascismo e la condanna a quattro anni non fanno venire meno il suo coraggio. Terminato il conflitto, Fernanda torna a Brera e spende le proprie energie per ricostruire dalle macerie la Pinacoteca, rendendola un edificio di riferimento per la cultura internazionale. A conclusione della presentazione del romanzo, Rosangela Percoco ha evidenziato la stretta collaborazione epistolare instaurata da Fernanda Wittgens con Paolo Stramezzi e Winifred de’ Gregorj, due figure cremasche nel panorama dell’arte.

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