24-01-2015 ore 13:53 | Cultura - Arte
di Stefano Zaninelli

Teatro San Domenico, un calendario di classe con gli scatti di Stefanino Benni

Un artista o un gruppo musicale per ogni mese dell’anno, a suggerire che il tempo passa ma la musica resta e accompagna i momenti importanti della nostra vita. Nel calendario 2015 del teatro San Domenico, sono stati ritratti da Stefanino Benni alcuni tra i più apprezzati musicisti del panorama nazionale, che nel corso degli ultimi anni si sono esibiti in città, sul palco del teatro di piazza Trento e Trieste, da Roberto Vecchioni a Luca Carboni e Dolcenera, Davide Van De Sfroos, Arisa, Nina Zilli, Anna Oxa, Francesca Renga.

 

Tradizione secolare

Come spiegato dal presidente Giovanni Marotta, "si tratta delle famose 'date zero' che hanno fatto conoscere non solo a Crema, ma in tutta Italia, il nostro meraviglioso teatro come luogo deputato alla bella musica. Tutto questo nel solco più che centenario della tradizione musicale cremasca, che è stata terra di grandi artisti: Bottesini, Cavalli, Vailati e per venire ai giorni nostri Lucio Fabbri e Paolo Panigada e che nel suo splendido storico teatro ospitava proprio le anteprime delle grandi opere, poi messe in scena al teatro lirico per eccellenza, la Scala di Milano".

 

Il calendario del San Domenico

"Il calendario - commenta Roberta Ruffoni, responsabile della comunicazione della Fondazione San Domenico - è una tradizione della Fondazione San Domenico. Lo scorso anno è stato dedicato al Coro Marinelli dell’istituto musicale Folcioni. Si trattta di una pubblicazione attesa ed apprezzata, che coinvolge sponsor, soci sostenitori ed abbonati. Alcune copie, gratuite, sono ancora disponibili presso il foyer del teatro San Domenico, a disposizione del pubblico”. 

 

Il suono in una foto

Nel corso degli anni Stefanino Benni, milanese d'origine e cremasco d'adozione, responsabile della fotografia di Cube Magazine e stimato collaboratore di Cremaonline, ha fotografato moltissimi artisti e star di fama internazionale: “Adoro cogliere l’attimo di un suono, di un'espressione e immortalarli in un momento eterno di sensazioni. Mi piace sperimentare le diverse situazioni fotografiche che ritengo sempre molto sfidanti e stimolanti sia in ambito di musica nazionale sia per quella internazionale”.

 

La sfida fotografica

Spesso le condizioni del concerto impongono al fotografo limitazioni tecniche importanti: il divieto dell’uso del flash è una di queste. “Le regolazioni che il fotografo deve sperimentare ogni volta ritengo siano assolutamente variabili a seconda di ogni singola situazione live; anche in questo sta il divertimento, nello sfidare se stessi continuamente, per il raggiungimento di un buon risultato visivo ed emotivo”.

 

Educazione e pazienza

Fotografare non è solo schiacciare un bottone e fissare un’immagine su un supporto: “necessita di preparazione, di tecnica fotografica e di dotazioni adeguate. Sono necessaria una discreta pazienza e, come in tutte le cose, l’educazione, da usare nei confronti degli altri attori in gioco in un live.  Sono premure necessarie per poter vivere serenamente questo particolare mondo che è la fotografia dal vivo”.

 

La preparazione

Come si deve preparare un fotografo ad un concerto, come si cattura l’attimo giusto? “Credo sia molto importante conoscere o almeno documentarsi musicalmente ed artisticamente sulla band e sugli artisti che si incontrano in ogni esperienza live. Spesso riascolto brani di album della mia biblioteca musicale, leggo biografie o guardo video, così da potermi approcciare meglio sia a livello di fotografia che di musicalmente”.

 

I mostri sacri della musica

Le pellicole di Stefanino Benni vantano ospiti d’eccezione, come i Deep Purple, Depeche Mode, Simple Minds, Paul Mc Cartney, Roger Waters e Mark Knopfler. In Italia – ma solo per citarne alcuni – ha scattato foto a Franco Battiato, Francesco De Gregori, i Nomadi, Litfiba e Vasco Rossi. Una passione forte, quella di Stefanino, che lo porta a “miscelare vibrazioni di musica e attimi fotografici vissuti con passione sotto palco, in cui vengo trasportato attraverso l’amore eterno che ho per la musica, che da buon cinquantenne di animo rock risale ancora agli anni ‘60”.

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