22-09-2014 ore 13:32 | Cultura - Storia
di Francesco Jacini

Crema. Le celebrazioni della battaglia di Ombriano, Cardini: "evento chiave dell'Italia del '500, sottovalutato dagli storici "

Nell’incantevole cornice di villa Benvenuti si è svolta la conferenza dal titolo V centenario della battaglia di Ombriano e assedio di Crema, il più clamoroso fatto d’arme avvenuto in Italia nel 1514 dove sono stati coinvolti gli eserciti francese, sforzesco, veneziano ed imperiale. I lavori sono stati introdotti dal conte Ferrante Benvenuti, Mario Cassi e Luigi Dossena. Ospite d’eccezione lo storico Franco Cardini, docente della facoltà di storia di Firenze e Bari e membro dello Iulm. Il monologo introduttivo interpretato da Luigi Dossena ha captato l’attenzione del numeroso pubblico mentre il sottofondo musicale curati Claudio Demicheli ha reso il numeroso pubblico più vicino al  luogo e al tempo degli avvenimenti storici.

 

Il re di Francia

“La battaglia di Ombriano – ha affermato Cardini – è sempre stata sottovalutata dagli studi e dagli studiosi: certe cose sono state, se così si può dire, dimenticate perche se ne vogliono ricordare altre. Crema è stata una città, incrocio fra i percorsi dei fiumi Adda e Oglio, fra Lombardia e Veneto, abbastanza nota anche da chi non ci abita. L’evento bellico è stata importante perché sin dal 1511 Luigi XII, re di Francia, ha voluto intromettersi nelle vicende elettivo del Sacro Romano Impero”.

 

L’Italia divisa

“Svanito il sogno di una possibile unità d’Italia – ha spiegato lo storico – desiderata da Giangaleazzo Visconti prima e da Lorenzo il Magnifico dopo, le potenze europee hanno bramato di impossessarsi delle terre italiane, divise, a parte qualche isola felice (Mantova e Ferrara) in soli cinque stati: Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Repubblica di Firenze, Stato Pontificio e Regno di Napoli. Questa debolezza ha fatto leva sulla volontà dei regni di confinanti di poter conquistare l’Italia”.

 

Da sinistra Cassi, Cardini, Benvenuti e Dossena (foto © Cremaonline.it)

La Repubblica di Venezia

Nel periodo storico a cavallo fra la fine del Medio Evo e l’inizio del Rinascimento Crema e parte del cremasco, terre marchesche, ovvero fedeli a San Marco ed alla Serenissima, al centro di uno scacchiere internazionale fra le grandi potenze dell’epoca. Dopo la battaglia della Ghiaradadda o di Agnadello (1509) contro la Lega del Cambrai, Venezia ha rinunciato alle mire espansionistiche sul Nord Italia, restando padrona di sconfinate terre sino al Mare Adriatico.

 

Le alleanze

Continui cambi repentini di alleanze sono stati incoraggiati sin dal 1508 da Giuliano della Rovere, papa Giulio II per riuscire a riprendere i porti strategici di Cervia e Ravenna, sottratti dai veneziani allo Stato Pontificio, coinvolgendo Massimiliano I. L’imperatore avrebbe voluto aumentare il raggio d’azione nel Nord Italia per arrivare a Brescia e Verona, e ciò ne è nato un sottile accordo con Roma.

 

L’assedio

Nel 1513 Venezia si è alleata con la Francia ed il capitano Renzo da Ceri si è scontrato numerose volte con l’esercito imperiale. Rifugiatosi a Crema con le sue truppe non si è arreso di fronte ai nemici, nonostante l’inizio dell’assedio, perpetrato da Prospero Colonna, capo dei soldati spagnoli. In quel frangente la città si è trasformata in una bolgia infernale, ridotta a piazza d’arme con soldati, mercenari che hanno trafficato con strumenti da guerra.

 

Il pubblico presente (foto © Cremaonline.it)

Il colpo di mano e la processione

Crema era pronta alla resa ma nella notte fra il 25 ed il 26 agosto un colpo di mano del da Ceri ha permesso il rovesciamento dell’esito della battaglia, ricacciando gli assedianti nell’entroterra. In segno di riconoscenza i cremaschi hanno votato una processione in perpetuo ogni 26 agosto, voto che fino a metà del ‘900 è stata osservata con l’annuale processione in piazza Duomo. E’ stata chiamata la processione di San Severino perché quel giorno era dedicato a San Severino. Renzo da Ceri in segno di riconoscenza ha appeso in Duomo tre stendardi della Beata Vergine, presi agli sforzeschi e quattro pezzi di artiglieria.

 

La protezione del leone veneto

“Con la conclusione della battaglia di Ombriano ha concluso Cardini - la plurisecolare attività guerresca del popolo cremasco è terminata sino all’avvento dell’astro napoleonico (1797) e visse in pace, protetto sotto le ali del leone veneto. E’ emerso in quei secoli il buon governo della Serenissima nell’evoluzione della storia d’Italia del sedicesimo secolo”. Al termine dell’evento, organizzato dal gruppo l’Araldo, Crema Culturale in collaborazione con l’associazione culturale gli Ostaggi, per il pubblico presente sono state messe a disposizione una cartolina commemorativa e moneta numerata, denominata petacchia. I filmati e le immagini sono state messe a disposizione da Massimo Marinoni.

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