22-04-2018 ore 18:14 | Cultura - Incontri
di Lidia Gallanti

Crema. Ballata senza nome, Bubola racconta il mestiere di scrivere per gli 'orfani di parole'

Massimo Bubola passeggia nel centro storico di Crema. Venerdì 20 aprile il cantautore e paroliere veronese è stato ospite della libreria La storia per presentare Ballata senza nome, il suo ultimo romanzo. Ad attenderlo c'è un pubblico emozionato e curioso: qualche volto noto, scrittori, musicisti, amici di vecchia data. Li saluta con affetto e prima dell'incontro approfitta dell'ultimo sole per raggiungere piazza Duomo con la famiglia.


Musica, letteratura, poesia

Mentre cammina racconta il suo rapporto con la scrittura, in letteratura come in musica, "perché le distinzioni sono figlie di una cultura moderna, troppo specialistica. Si è persa un po' l'idea di artista nella sua integrità, in grado di spaziare e sperimentare diverse forme d'arte". Una su tutte la canzone, sintesi di musica e parole. "Insegna a scrivere in metrica, a giocare sulle sonorità. Oggi viviamo un impoverimento generale della parola, dovuto al linguaggio d'uso comune veicolato da televisione e tecnologie. Questo si riflette anche nelle canzoni, complice un marketing selvaggio che ha depredato la musica di lessico e contenuti. Le belle canzoni rimangono ancora oggi tra le cose più difficili da scrivere".

Vite appese al fronte
Cantare la vita attraverso la morte. Farlo attraveso le parole mai dette di chi ha lasciato il mondo troppo presto, con un debito di poesia. Massimo Bubola riparte dalla storia e ne fa un romanzo, o meglio, una Ballata senza nome. Cent'anni dopo la battaglia di Caporetto, l'autore traccia i confini della storia nazionale attraverso le voci di chi l'ha vissuta in prima persona, senza la possibilità di poterla raccontare. Vite rimaste appese al fronte. Bubola sceglie la strada di Ugo Foscolo ed Edgar Lee Masters, traendo ispirazione dalla poesia epitaffiale. "Nell'antologia di Spoon River Masters esprime una sorta di rammarico. I miei personaggi sono molto più vivi: accettano la morte. Anche se tragica, anche se venuta troppo in fretta".


La sconfitta degli 'orfani di parole'

Il romanzo racconta il dialogo immaginario tra la madre di un soldato morto al fronte e undici feretri di giovani caduti in guerra. "Sono personaggi di fantasia estremamente reali - spiega Bubola - ispirati da archivi epistolari, storie vere e testimonianze raccolte personalmente". Ragazzi, che prima di essere militari erano uomini.Tra loro anche gli intellettuali, i poeti. "Molti non hanno potuto dare il proprio contributo lla letteratura italiana perché morti in guerra. La sconfitta è ciò di cui sono stati privati: sono rimasti orfani di parole". Alla letteratura il compito di recuperare ciò che non è stato detto e restituire la voce - la vita - a chi non ne ha avuta abbastanza.

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