21-03-2014 ore 16:34 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae, l’idea delle mura venete. Il podestà Barbadico: “non solo per ambizione, ma 'anco' per l’incolumità”

Fu il podestà di Crema Bernardo Barbadico, veneziano appena giunto a Crema, a lanciare l’idea di costruire una nuova cinta muraria e lo fece con un artificio, con un invito a cena ai cittadini ed ai consiglieri con mogliere. Al termine della cena ci fu gran festa, commedia ed il lancio della sua idea, che espletò con un panegirico su tutte le beltà di Crema e dei cremaschi, ai quali, per raggiungere la perfezione, così da pareggiare le città più importanti d’Italia, mancava ben appunto una nuova cinta muraria. Chiosò che non era solo per ambizione, ma 'anco' per l’incolumità de’ Cremaschi.

 

Lievitano i costi

Il podestà aveva calcolato la spesa dell’intera opera per non più di 36.000 ducati. Alla fine dei lavori, 21 anni dopo, com’è prassi e consuetudine anche oggi, il costo lievitò a 120.000 ducati.

 

Le rose nel vassoio d’argento

Fu così che dopo due anni di conciliaboli, dopo aver prosciugato la palude che lambiva Porta Ombriano ed infilati nel terreno numerosi tronchi d’albero per rendere il fondo stabile, sabato 24 maggio 1488, vigilia di Pentecoste, alle ore 11, il parroco Marchese De Cuppi fece cantare una solenne messa in Duomo. Durante la cerimonia benedisse due quadrelli, due mattoni, entrambi avevano inciso un ducato, su di uno vi era iscritto Marcello di Marco Bardico, padre del Podestà e sull’altro Marcello de Austino Barbarico Barba dil Podestà al hora Principe di Venezia ed un vassoio d’argento colmo di rose.

 

La processione

Terminato il rito, s’incamminarono in processione. Con alla testa il prete Gabriello De Inzoli, tutto il clero s’avvio verso Porta Ombriano, dove aspettava il podestà che fu vestito con un panno bianco di lino a mò di scossale sopra la toga; così agghindato prese una cazzuola e si calò nello scavo delle prime fondamenta delle mura venete.

 

La deposizione dei sei mattoni

Dopo aver fatto il segno della croce, pose i due mattoni griffati. Un terzo mattone fu deposto dal parroco Inzoli, un quarto mattone lo aggiunse il provveditore Leonardo Zurla, il quinto ed il sesto mattone furono appannaggio dei due vicari dei Vescovi di Piacenza e Cremona: Andrea Robato e Gianantonio da Terno. Nell’aria risuonavano pifferi, trombe, tamburi, campane, scoppi d’artiglieria e le umane voci di tutto il popolo cremasco in festa.

 

 

Porta Ombriano e Porta Ripalta

La prima opera innalzata fu Porta Ombriano con ai lati due torrioni con un’alta torre entro le mura, aperta come era usanza in quei tempi. L’8 agosto 1488 fu posta nella piazza di Porta Ombriano una colonna di pietra bianca con in cima la bandiera di San Marco. Il 9 agosto un nuovo podestà prese possesso di Crema: si trattava di Pietro Bono. Il nuovo podestà continuò la costruzione delle mura Venete, allargando da Porta Ombriano sino a Porta Ripalta, zona Campo di Marte/via Kennedy, costruendo la muraglia fuori dalla fossa palustre afferente alla controscarpata e punteggiata da splendidi mulini. Fu per fato o imperizia degli ingegneri De Marchi e Venturino Bergamasco che crollarono miseramente nel 1489.

 

Il nuovo podestà

Il 14 febbraio del 1490 arrivò in città un nuovo podestà: Nicolao Pirulli. Mise subito mano a Porta Ripalta, l’abbellì con delle loggette di pietra viva e le fece ricoprire di piombo, su di esse svettava una maestosa torre ben ornata che fece ricoprire parimente con plumbeo metallo e sulla quale troneggiava un’immagine di San Marco di candido marmo. L’ennesimo nuovo podestà si presentò ai cremaschi nel 1491, Alvise Muarzo; subito fermò i lavori presso Porta Ripalta per indirizzarli su Porta Ombriano verso Ponte Furio, passando dal torrione del castello chiamato Paradiso.

 

Porta Serio ed il Torrion Basadona

Il 13 dicembre 1492 Priamo Truono divenne il nuovo Podestà e proseguì i lavori ripartendo dalla direttrice di Porta Serio. Il 5 giugno 1494 subentrò alla guida della città Dominico Benedetto: fece rimuovere Porta Serio, diede ordine di ingrandire il castello di Porta Serio e posizionò la nuova Porta Serio alla destra del castello, verso la chiesa di San Benedetto. Giungiamo così nel 1495 presso Porta Ponte Furio ove svettava un nuovo rivellino. Il 6 ottobre 1495 Francesco Basadona era podestà e presso Porta Serio fece alzare un nuovo torrione e lo battezzò “Torrion Basadona”… modestino il nuovo Podestà cremensis. 15 maggio 1497 Pietro Laureano divenne Podestà e fece cessare i lavori. Luglio 1498 Girolamo Leone subentrò e diede l’indicazione di ricominciare a metter mano alle mura. Ripartì dal castello di Porta Serio sino a Porta Nuova (zona Casa Albergo) e da lì, di slancio, la muraglia si alzò fino a Porta Ombriano. Oramai le mura erano quasi terminate, all’alba del 1509.

 

In oro zecchino

Pensate, nel mezzo della merlatura arabescata era collocata una grande immagine di San Marco in marmo, tutt’intorno le mura incorniciavano ornatissimi palazzi e al di sopra del rivellino svettava una statua della Giustizia che sedeva sulla groppa di due leoni e nella sommità l’immagine della gloriosa Vergine cum Gesù Bambino in grembo. Tutto il complesso statuario era dipinto in oro zecchino, tanto splendore dardeggiava quando era colpita dal sole che gli occhi umani rimanevano abbacinati da tanto sfavillio di metallo pregiato.

 

Le miserie della guerra

L’esercito francese di Luigi XII si avvicinava minaccioso verso la battaglia di Agnadello e bisognava difendere anziché ostentare. Le nuove mura erano in perfetto stile veneziano, elegantissime, con mirabile merlatura, una vera opera d’arte. Per affrontare l’esercito  francese, venne così abbassata la torre di Porta Ripalta, togliendo la parte più artistica. Venne tolta altresì la merlatura del rivellino di Porta Ombriano facta cum solidissima arte e venne miseramente demolita.

1026