20-03-2015 ore 19:00 | Cultura - Storia
di Gianni Carrolli

Le mura di Crema in un volume del Gruppo antropologico cremasco: cultura ed architettura attraverso la prospettiva storica

La valorizzazione di Crema passa per la riscoperta del suo patrimonio architettonico, paesaggistico, storico e culturale. Sull’onda delle iniziative promosse dal Fondo ambientale italiano – quali I luoghi del cuore e le Giornate di primavera, che si terranno sabato 21 e domenica 22 marzo – il Gruppo antropologico cremasco, in collaborazione con la sezione cremasca del Fai e del Rotary Cremasco San Marco ha realizzato un piccolo, prezioso volume intitolato Le mura di Crema.

 

Le mura del cuore

Non è un caso che l’analisi e la panoramica culturale tracciate dal Gruppo antropologico vertano sul patrimonio murario. Le mura, assieme al Torrion di Porta Serio, con oltre 6 mila voti al concorso I luoghi del cuore si sono piazzati al cinquantatreesimo posto nella classifica nazionale, al nono posto in Lombardia e al primo posto all’interno della provincia di Cremona: risultati che dimostrano il grande valore accordato a tale segmento del patrimonio storico e culturale cremasco.

 

Il volume illustrato

Corredate da fotografie a colori ed in bianco e nero di pregiati scorci del perimetro murato, le 72 pagine che compongono la pubblicazione ripercorrono la storia della cinta muraria di Crema e ne illustrano gli aspetti salienti. Gli approfondimenti, curati dal Gruppo antropologico cremasco, Walter Venchiarutti e Tino Moruzzi, ripropongono con estrema chiarezza un’analisi a tutto campo sull’origine e le funzioni che le mura venete erano chiamate ad assolvere.

 

Dovere e responsabilità

“La conservazione del patrimonio storico, artistico, culturale di una città è un dovere civile – ha commentato l’assessore alla Cultura, Paola Vailati – significa proteggere le specificità che connotano un luogo, la sua gente e tramandare la memoria”. Dello stesso avviso anche l’assessore ai Lavori pubblici, Fabio Bergamaschi, secondo il quale si tratta di “una responsabilità civile non sempre avvertita e un’opportunità a vocazione turistica da mettere a frutto”.

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