19-09-2017 ore 16:43 | Cultura - Arte
di Diego Meis

Crema. Con acqua e polvere di caffè Abdou Khadre Ba traccia la via dell'integrazione

Solo acqua e polvere di caffè. Sembra quasi magia l'arte di Abdou Khadre Ba, giovane originario del Gambia che sogna di diventare pittore, ma prima di tutto cittadino europeo. "È arrivato in Italia un anno fa...e non è stato un viaggio in prima classe", spiega Valeria Benatti, giornalista e relatrice della conviviale organizzata giovedì scorso dal Rotary Cremasco San Marco. Soffermarsi sull'odissea tracciata tra deserto e Mediterraneo non è necessario, è tutto in fondo agli occhi neri di Abdou, ventiquattro anni all’anagrafe, sul viso ne porta dieci in più. Dal Gambia al Senegal, come tanti coetanei ha scelto di partire per giocarsi la sua chance di un futuro diverso, possibile, senz'altro migliore. Approda a Catania, poi Milano, in via Corelli, dove da qualche mese vive nel centro di accoglienza insieme ad altri cinquecento ragazzi. Lì ha il suo “atelier”, una stanzetta in cui dipinge il proprio domani.

 

Da Dakar a Milano, speranza e caffè
Le tele di Abdou sono dipinte con un tratto semplice, dal sapore antico, che trasforma la mistura profumata in acquerelli monocromi animati da un pizzico di fantasia. "Ho imparato osservando un artista senegalese - spiega - ero solo un bambino, ma non sono più riuscito a smettere di disegnare". Linee decise, sottili, forme geometriche nette che ricordano il cubismo di Georges Braque: dagli sfondi decorati emergono figure di donna, animali, volti simili a maschere africane intagliate nell’ebano, ovali e brune come i chicchi di caffè tostato. Sfaccettati come pietra, i soggetti si integrano con gli sfondi decorati e si articolano in composizioni dinamiche che ricordano le linee della street art, mescolando le pitture tribali ai graffiti che spesso aveva ammirato sulle pareti della sua Dakar.  Abdou ha raggiunto la capitale senegalese quando aveva solo cinque anni dove ha trascorso la maggior parte della sua vita: lì ha scoperto la propria passione per l'arte, e i limiti della realtà. La scuola d'arte costa troppo, per non parlare del materiale da disegno; ma come insegna Abdou, l'unico ingrediente davvero indispensabile è la creatività. La formula è semplice: caffè solubile in polvere, acqua in diverse percentuali, polso fermo e una tela bianca. Per finire, una passata di vernice trasparente per fissare il colore.

 

Arte, un passaporto per l’integrazione
Oggi Abdou vive nel limbo dei richiedenti asilo, diciotto mesi sospesi tra l'accoglienza e il riconoscimento del permesso di soggiorno che – se accordato - gli consentirà di esistere sulla carta, quindi di trovare lavoro. In base all’ultimo rapporto elaborato da Fondazione Ismu su dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 le richieste di asilo in suolo italiano hanno superato la soglia di 123 mila, la cifra più alta registrata negli ultimi vent’anni. Solo 90 mila sono state prese in esame; di queste, il 61 per cento sono state respinte. La strada è lunga e per nulla scontata: in attesa del riconoscimento formale continua il lungo percorso che lo porterà all'integrazione, in cui l'arte diventa linguaggio comune e immediato per raccontare la propria storia ed assorbire la cultura che oggi l'ha accolto.

 

La selezione all'Accademia di Brera
Ad aprile è stata inaugurata la sua prima mostra milanese, la prossima sarà a settembre, mentre continua la ricerca di sponsor - aziende di caffè comprese - e gallerie disposte ad accogliere le opere di Abdou, che poche settimane fa ha ottenuto il diploma di mediatore culturale FAI e ora punta alle selezioni per entra re all'accademia di Belle Arti di Brera. Nel frattempo continua a lavorare la tela con acqua e polvere di caffè, dipingendo mosaici dalle mille sfumature, diverse eppure complementari come una metafora d’integrazione, in attesa di scoprire altri luoghi di quell'Italia che l'ha accolto e che ora vorrebbe visitare, conoscere, ritrarre nelle sue opere. E un giorno, magari, tornare a casa.

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