18-09-2017 ore 19:09 | Cultura - Mostre
di Stefano Zaninelli

Crema. L’ultima personale di Chico: in sala Agello la città e i paesaggi “in presa diretta”

Vent’anni fa la sala Cremonesi ospitò l’ultima mostra personale di Chico Coti Zelati. Dal 1997 Crema ed il Cremasco hanno più potuto ammirare le sue opere, che crescevano nel laboratorio, sulle pareti della sua casa. Timido ed introverso, Coti Zelati, o meglio Chico, non è mai stato un amante di esposizioni e manifestazioni pittoriche: ad eccezione degli anni Sessanta, si contano sulle dita di una mano le occasioni pubbliche dove l’artista cremasco ha esposto. Due decadi più tardi, sabato 21 ottobre alle ore 17, si aprirà per i cremaschi la possibilità di vedere alcune delle sue opere, in esposizione fino a domenica 29 ottobre.

 

L’immersione nel soggetto

Pittore figurativo, Chico ha debuttato giovanissimo nel mondo dei pennelli. Non ancora quindicenne, nel maggio 1960, espose alla prima estemporanea organizzata dalla città di Crema. Il primo premio andò a Carlo Fayer, che avendo notato il dipinto del debuttante Chico lo invitò a dipingere con lui. Dipinsero all’aria aperta, sulle rive del Serio, a Montodine e a Ripalta. Due quadri in una sola giornata. Non fu che l’inizio. L’immersione nel paesaggio – dal ponte del Serio ai campi di Izano, dal cuore di Crema alle cascine circostanti – e l’inossidabile interesse a rappresentare il paesaggio dal vivo, all’aria aperta, in perfetta solitudine, molto raccontano del pittore cremasco e del suo carattere schivo.

 

Stile ed influenze

Come lui stesso scrive scherzosamente nella sua auto-presentazione, “Chico dipinge solitamente paesaggi del Cremasco, faticosamente affrontati sul posto, in ogni stagione: il che va a scapito della pittura sempre e della salute del pittore qualche volta”. Osservandone i dipinti, il critico d’arte Cesare Alpini ritrova influenze di alcuni dei più grandi autori mondiali – da Monet a Van Gogh, passando per Cézanne – e cremaschi, come Martini, Fayer e Boriani: “tocchi di spessore materico, dissolvenze e sfumature atmosferiche, frazioni di luce e riflessi, tensioni nella stesura cromatica o pacificanti ampie campiture di colori, inquiete vibrazioni della mano come a registrare quello che gli occhi indagano nel ritrarre, e l’impressione di sentire, odorare la natura, comprendere e essere presenti in quello che vediamo”.

 

L’ultima occasione

Oltre ai paesaggi di campagna, Chico ha ritratto, anche se meno frequentemente, persone e luoghi della sua città. Con tratto personale, mai piegato ai dogmi di questa o quell’altra corrente artistica, “ha dato una testimonianza di ciò che sono stati i nostri ultimi decenni di cultura e arte – annota Alpini – da un angolo quasi marginale, ma per questo non sottoposto alle mode e alla conseguente superficialità”. Alcune delle sue creazioni verranno esposte nella sua mostra personale, organizzata anche grazie all’insistenza e alla tenacia dei suoi amici più cari, nella sala Agello presso il Centro sant’Agostino. Probabilmente l’ultima – almeno così afferma il pittore – occasione per affacciarsi a Crema e al Cremasco dalla prospettiva di Chico.

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