14-05-2015 ore 17:52 | Cultura - Storia
di Severina Donati de Conti

Historia et Imago Cremae. Geografia e storia si intrecciano: l’origine dei numerosi antichi palazzi di Crema

Nella piccola città di Crema, posta in posizione geografica così detta strategica, messa al confine tra potentissimi Stati,  gli avvenimenti storici si avvicendarono in un susseguirsi di situazioni alterne riguardanti le diverse alleanze che scatenarono episodi di guerra, spesso sanguinosi, alternati a brevi periodi di pace. La realtà di Crema fu a più riprese coinvolta in vicende politiche create da forze esterne in stretto rapporto di interesse con fazioni interne della città o, in senso opposto, da poteri interni disposti a collaborare con realtà più estese tenendo ben in evidenza, per entrambe le parti, il fine di mantenere o aumentare status, privilegi, territori. La nota di differenza con altre città si pone quando ci soffermiamo a considerare  Crema come realtà posizionata in un territorio che  geograficamente conferì una connotazione  particolarissima alla città. I traffici commerciali furono fiorenti, tuttavia la collocazione strategica prestò il fianco alla invitante e possibile intrusione di altre potenze politiche, a maggior ragione se confinanti.

 

Crema la 'città ducale' e Venezia

Nel 1449, pur avendo inglobato Crema nei suoi territori, la Repubblica di Venezia, se non in modo palese, continuò a considerare Crema città ducale per eccellenza, considerando il fatto che per tanti anni il territorio era stato attratto dall’orbita viscontea. Attribuì quindi alla città particolari funzioni militari, un compito e un ruolo onerosi da sostenere per una piccola realtà, dettati tuttavia da una ben motivata volontà di controllo sulla terraferma. Le vaste paludi e la cinta muraria facevano della città un territorio di per sé ben arroccato, adatto a respingere intrusioni dall’entroterra. Nasce in tal modo il contrastato e a volte inespresso rapporto tra i signori locali e i funzionari politici provenienti dalla Repubblica, scelti in genere tra le famiglie appartenenti all’élite di consolidata tradizione veneziana.

 

Palazzo Benzoni, Scotti, Martini Giovio Della Torre, Donati De Conti,  primi anni del 1500, dipinto per sovrapporta di Giuseppe Levati

Le direttive politiche

Venezia adottò con Crema un atteggiamento di relativa apparente tolleranza, fatte salve le preziosissime, incessanti informazioni che con categorica regolarità pervenivano in Laguna. Persino con il Ducato di Milano Venezia aveva in passato adottato una posizione apparentemente incurante e ufficialmente neutrale. In effetti Venezia, coltivando l’irrinunciabile vocazione per il mare, non aveva mai cessato di subire una irresistibile attrazione verso la terra, atteggiamento non dichiarato ufficialmente ma saldamente radicato nelle direttive politiche.

 

Una nuova prospettiva

La città, nel periodo legato all’orbita veneziana, fu guidata da un potere esterno superiore alle diatribe tra fazioni politiche interne caratterizzate dalle famose lotte tra guelfi e ghibellini. Ebbe in tal modo la possibilità di ampliare il campo visivo in una dimensione prospettica diversa dal passato. Ai cremaschi sembrò che il pericolo di essere barattati o ceduti ad altre realtà politiche, di essere quindi oggetto di permuta in cambio di altri favori, fosse finito. Non rinunciarono tuttavia ad occuparsi dei dissidi interni, spesso risolti con l’intervento dei poteri centrali veneziani. Dovendosi accattivare  questo territorio a causa della sua pericolosa posizione di difesa dalle potenze confinanti dell’entroterra, la Serenissima concesse alla città privilegi sia in campo amministrativo sia in campo economico – commerciale.

 

Iniziano a sorgere i numerosi palazzi

L’antica aristocrazia del territorio era quella delle famiglie che, nei tempi bellicosi dei Comuni e delle Signorie, avevano esercitato la propria influenza sulla città. I loro giovani rampolli erano stati addestrati al mestiere delle armi, ancestrale attitudine dei padri. Entrando a far parte della Serenissima i cremaschi vennero a contatto con nuove influenze e abitudini di vita e la ricca borghesia, oltre alla possibilità di carriera e all’acquisizione di potere, iniziò a percorrere il cammino verso il conseguimento dei titoli nobiliari. La nuova nobiltà veneziana in tal modo si accostò alla già esistente antica aristocrazia. Munificità e liberalità accompagnarono il periodo storico di dominio veneziano che diede impulso anche a importanti opere pubbliche (a destra Palazzo Bondenti Terni de’ Gregory).

 

I poteri centrali

Fu così che, complice il diffondersi dei primi ideali del Rinascimento, iniziò l’edificazione dei palazzi di Crema, nella ricerca di un decoro esteriore indicante raffinatezza e cultura. Queste dimore, sorte o trasformate in parte nei secoli successivi al XVI secolo, diedero poi altre testimonianze di arte, in stretta correlazione con le famiglie che vi abitarono entrate a far parte dell’entourage per matrimonio, eredità o acquisizione. Il contesto storico, che potrebbe sembrare idilliaco, non impedì tuttavia il proseguimento del  delicato rapporto d’equilibrio tra Repubblica e poteri centralizzati da una parte e autonomie locali dall’altra, pur estendendosi la dominazione veneziana su Crema per più di tre secoli, con breve interruzione riguardante il dominio del Regno di Francia.

 

Le fonti

Ludovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, 1751. Mallet Michael, Venezia e la politica italiana: 1454 – 1530, in Storia di Venezia, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1996. Francesco Sforza Benvenuti, Storia di Crema, vol. II, Giuseppe Bernardoni, Milano 1859; Piergiorgio Freddi, Rapporti tra Venezia e la nobiltà cremasca tra quattrocento e cinquecento, Crema, Insula Fulcheria.

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