13-12-2014 ore 17:23 | Cultura - Storia
di Andrea Galvani

Crema, museo civico. Presentato il volume 2014 di Insula Fulcheria: “per guardare nel profondo la cremaschità”

Molte persone, nella sala Cremonesi del centro culturale Sant'Agostino, hanno partecipato alla presentazione del volume 2014 di Insula Fulcheria, la rivista del museo civico di Crema e del cremasco fondata nel 1962 da Amos Edallo e realizzata con il contributo dell'Associazione popolare Crema per il territorio.

 

La cremaschità

Per il direttore don Marco Lunghi, “il numero annuale di Insula è un capitolo che aggiorna storicamente l'autobiografia del Crema e del Cremasco”, rappresentando “il lavoro di una direzione-redazione impegnata giorno per giorno a guardare in profondità l'animo di un popolo che un neologismo recente ha definito cremaschità”, indagando e aggiornando “le modalità di vita, le problematiche civili della società e dei personaggi della nostra storia”.

 

Quattro sezioni

Le sezioni della pubblicazione numero XLIV, dedicato alla memoria di Emanuele Picco, sono quattro: la storia dell'arte, la storia, l'archeologia, l'etnografia. Le parti più corpose riguardano la storia e l'archeologia, con 278 pagine sulle 446 complessive. Oltre agli Agostiniani di Crema al tempo di Innocenzo X, trovano spazio La costituzione della Loggia Serio a Crema nel 1862 (Pietro Martini), la vita e gli appunti di viaggio di Arrigo Fadini, un cremasco alla ricerca dell'oro (Eva Coti Zelati).

 

Archeologia ed etnografia

Parlando di archeologia, non mancano le analisi riguardanti il Comune di Ricengo, il celto armato di Romanengo, le dinamiche abitative in territorio cremonese, le necropoli di Sergnano ed il patrimonio archeologico rinvenuto a Vidolasco. Per la sezione etnografica, da segnalare la dote nuziale e la Misericordia Verdelli (Ferruccio Caramatti) ed il diario di pesca sul Serio 1947-1950 di Angelo Zanini. In chiusura un accenno alla Sam, la sezione di arte moderna del Museo civico di Crema e del Cremasco e le conferenze del Sabato del Museo (Simone Riboldi).

 

L'anima del popolo

Insomma, come sostiene don Marco Lunghi citando Marc Bloch, è necessario interrogare i documenti fino a rivelare ciò che non è visibile agli occhi, applicando il concetto della Volksseele, l'anima del popolo. “Non tanto articoli affidati a libere informazioni giornalistiche, quanto studi estesi a precisi temi storici che ci aiutano a capire la nostra tradizione, come per effetto di un'emblematica ingegneria genetica”.

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