12-01-2017 ore 20:25 | Cultura - Arte
di Andrea Galvani

David Bowie, che nostalgia per l’uomo delle stelle. Al teatro san Domenico di Crema applaudita lezione rock di Carlo Massarini

Un artista geniale e un anfitrione di altissimo livello. Splendida serata ieri al teatro san Domenico. Dedicata a David Bowie e condotta da Carlo Massarini. Due ore per rivivere, rivedere e riascoltare musica, filmati e immagini tratte dai primi quindici anni della produzione musicale di David Robert Jones, nato l’8 gennaio del 1947 in un quartiere di Londra, Brixton e come gran parte degli esseri viventi dell'epoca, presto folgorato da Elvis. Da buon studente di sax amava Eric Dolphy e John Coltrane. Tra le letture preferite William S. Burroughs, scrittori e poeti della Beat generation e la fantascienza, in particolare H.P. Lovecraft.

 

Icona di stile, indagatore del mondo

Difficile, impossibile, forse inutile tentare di ridurne l’opera ad un genere o uno slogan. Ha suonato blues e amato il rock, tratto spunto dal folk e “inventato” il punk. Mosso da un incontenibile talento ed una strepitosa preparazione, ha coltivato la musica elettronica, strizzato l’occhio all’ambient e ha colto l’essenza del funk, costantemente ritornando alla summa di ogni cosa, il jazz. Icona di stile, antesignano del glamour, ha letteralmente stravolto la terra d’Albione, rivoltandone come un calzino “il buon costume” e mandato in mille pezzi atavici tabù. Uomo delle stelle, in quel contesto letteralmente proveniva da un altro universo. La sua arte ha fisicamente attraversato le viscere degli Stati uniti d’America e della vecchia, ormai esausta Europa, vissuta con Iggy Pop in una Berlino ancora divisa dal muro. Ha deliberatamente incarnato lo star system, l’imperialismo colonialista, i rigurgiti neo nazisti. Li ha indagati dall’interno, riuscendo alla fine a superarli, ad esorcizzarli, mettendo in pratica gli insegnamenti ed i movimenti del corpo imparati da Lindsay Kemp e seguendo i sentieri tracciati dalle Strategie Oblique di Brian Eno.

 

In continua trasformazione

Ha collaborato con artisti di chiarissima fama in vari campi artistici e ha proseguito e approfondito lo svuotamento del mito – quindi la propaganda conformista - iniziata da Andy Wharol e dagli adepti della sua Factory. Ha tratto ispirazione e ispirato Yamamoto e Tony Visconti. Carlos Alomar. Nile Rodgers, Mick Ronson, Trevor Bolder, Earl Slick, Tony Newman, Aynsley Dunbar, Adrian Belew e Robert Fripp. Anche in questo caso servirebbe un’enciclopedia per poterli citare tutti. Ha indossato molte maschere e interpretato l’anima del tempo: Ziggy Stardust, Halloween Jack, The Thin White Duke e Nathan Adler. In ogni caso è riuscito a rimanere fedele ad un unico credo: sperimentare, inventare, innovare. Cambiare. Quindi essere sempre se stesso, senza mai ripetersi, mai accontentarsi di essere uguale. Del resto ogni cosa è in continuo divenire. L’unicità e la fragilità, in questo senso, divengono le più potenti armi di espressione. Di ribellione. Liberazione. Che nostalgia, amatissimo uomo delle stelle.

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