07-05-2016 ore 20:07 | Cultura - Storia
di Angelo Tagliani

L’obice ‘cremasco’ restaurato ed esposto al museo della guerra bianca di Temù

Il celebre obice ‘cremasco’ che un paio d’anni fa è improvvisamente uscito dall’oblio per assurgere a protagonista di un acerrimo scontro politico, è stato restaurato e ha trovato posto al ricchissimo e molto ben tenuto museo della guerra bianca di Temu in Valcamonica, secondo molti addetti ai lavori “il miglior luogo possibile” per un pezzo d’artiglieria risalente alla grande guerra.

 

Valore della pace

Il sindaco Stefania Bonaldi lo definisce “uno splendido intervento di recupero. Cremasco e Valcamonica avvicinati contro ogni logica da un obice, uno strumento di guerra che diventa strumento di amicizia e di riflessione sul valore della pace, per tenere viva la memoria e ringraziare chi, perdendo la propria vita nei campi di battaglia, ha permesso oggi le nostre libertà”. Alla positiva riuscita dell’operazione hanno collaborato fattivamente anche Simone Riboldi e la responsabile del museo civico di Crema e del Cremasco, Francesca Moruzzi, secondo la quale: “questo è valorizzare il patrimonio e condividere storia e cultura!”

 

Un po’ di storia

Facciamo un passo indietro. Nel dicembre del 2013 Antonio Agazzi, consigliere comunale di Servire il cittadino ne fece un caso politico e in un’interpellanza arrivò a dichiarare che il trasferimento al museo di Temù rappresentava una “notevole perdita storico-culturale – per un lasso di tempo non trascurabile - per Crema e il Cremasco, costringendo i nostri concittadini a recarsi fino a Temù per ammirare un bene che Loro appartiene". Rispose l’assessore alla cultura Paola Vailati: "L’associazione Amici del Museo è stata costituita nel 29 giugno 1991 e quindi non può aver acquistato il pezzo nel 1968 come sostiene Agazzi; obice che è stato invece comprato direttamente dal Ministero della Difesa da parte del museo".

 

Il panzer ed il plauso della Sovrintendenza

Insomma: l'obice era conservato sotto un telone in un angolo del Sant'Agostino e la Sovrintendenza non solo non aveva rilevato alcuna controindicazione allo spostamento del pezzo di artiglieria, ma addirittura rivolto “un plauso, sottolineando come il trasferimento risponda ad una doverosa necessità di tutela".

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