29-01-2015 ore 11:51 | Cronaca - Moscazzano
di Riccardo Cremonesi

Arrestati dai carabinieri due operai cremaschi di Moscazzano. Sono accusati di aver ucciso un maghrebino a Cambiago lo scorso novembre

Come anticipato ieri da Cremaonline, nella mattinata di martedì 27 gennaio, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, coadiuvato nell'esecuzione dai militari della Compagnia Carabinieri di Crema, su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 26 gennaio 2015 dal Gip del Tribunale Milano, hanno arrestato due cremaschi: Diego C. e Stefano B.

 

L'accusa di omicidio

Pesantissima l'accusa. Come spiega il capitano Paolo Enrico Colombani Rossi, sono sospettati di essere “gli autori materiali dell'omicidio del marocchino Mustapha Delloufi, nato a Oulad-said-el-Oued il 1° gennaio del ‘71, il cui cadavere, attinto alla nuca da una fucilata, era stato ritrovato il 7 novembre scorso, nei boschi di Santa Maria in Campo di Cambiago (MI), da un cercatore di funghi della zona”.

 

Le indagini

Dirette dal Procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal Sostituto procuratore Silvia Perrucci della Procura della Repubblica di Milano, le indagini hanno inizialmente coinvolto i cacciatori che, frequentando la zona boschiva, potevano essersi imbattuti nella vittima, quindi si sono concentrate “sull'ambiente criminale dello smercio al dettaglio di cocaina ed eroina, ad opera soprattutto di cittadini magrebini”.

 

Gli acquirenti

I Carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Monza hanno acquisito informazioni sugli abituali assuntori di sostanze stupefacenti, che hanno confermato di conoscere il marocchino e hanno fornito dettagli sulle modalità di spaccio della vittima e di altri maghrebini. I militari hanno anche identificato gli acquirenti che, nei minuti immediatamente precedenti all'omicidio, avvenuto in pieno giorno, attorno alle 13, avevano avuto contatti con la vittima.

 

L'agguato

“In particolare, uno di essi – sottolinea il capitano Colombani Rossi - un tossicodipendente italiano che si era prestato in passato ad accompagnare lo spacciatore ed il cugino con la vettura in alcuni loro spostamenti, ha riferito di aver ricevuto una telefonata da quest'ultimo, che, in stato di agitazione, gli aveva chiesto di venirlo immediatamente a prelevare a Cambiago. Giunto sul posto e, fatto salire il parente della vittima a bordo della propria auto, questi aveva confidato all’italiano di essere sfuggito ad un agguato di due italiani, mentre la stessa fortuna non era toccata a Delloufi”, che invece era stato colpito da un colpo di fucile.

 

L'operaio cremasco

I Carabinieri di Monza hanno quindi rivolto la propria ricerca ad alcuni tossicodipendenti che si recavano con facilità a Cambiago anche da altre province, vista la vicinanza dell’autostrada. Il cerchio si è quindi stretto attorno a Diego C., operaio di 28 anni di Moscazzano, già noto alle Forze dell'ordine per modesti precedenti penali in materia di stupefacenti, per guida sotto l’effetto di droga e per reati contro il patrimonio.

 

Il tentativo di rapina

“Avviata una attività investigativa mirata sul sospettato – aggiunge Colombani Rossi – è stato accertato come questi, durante l’orario in cui era stato commesso l'omicidio, non si trovava sul luogo di lavoro, bensì a Cambiago, ove si era intrattenuto per quasi un'ora”. Le indagini hanno quindi portato a vagliare anche la posizione di un altro giovane operaio di Moscazzano, legato a Diego C., Stefano B., 23 anni, incensurato. Le verifiche condotte hanno premesso di attribuire ai due l’esecuzione dell’agguato: questi si erano recati nel bosco di Cambiago, simulando di voler acquistare stupefacente e facendo credere alla vittima ed al cugino di voler vendere loro il fucile che Diego C. portava al seguito, che è invece servito per ferire mortalmente Delloufi, quando il tentativo di derubare gli spacciatori di alcuni etti di una droga pesante ha suscitato la reazione della vittima”.

 

In carcere a Opera

Come riferito dai carabinieri, “gli accertamenti sull’arma utilizzata per il delitto hanno inoltre evidenziato che, benché il padre di Diego C. detenesse regolarmente alcuni fucili da caccia all'interno dell'abitazione, nella quale conviveva con il figlio, ne deteneva clandestinamente altri 3, tra cui quello utilizzato per l’omicidio”. Infatti i carabinieri di Montodine avevano sequestrato una decina di fucili lo scorso 18 dicembre. Il cugino di Delloufi risulta irreperibile e avrebbe lasciato l'Italia, mentre i due giovani arrestati sono attualmente detenuti presso il carcere di Opera, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

804