22-08-2017 ore 14:35 | Cronaca - Roma
di Stefano Zaninelli

Scuola. Stipendi, l’Italia sotto il livello medio europeo. Online la petizione per parificarli

Negli ultimi sette anni gli stipendi degli insegnanti sono aumentati – anche di pochissimo – nella maggioranza dei Paesi europei, pre-Brexit compresa. In Germania la retribuzione viene adeguata periodicamente all’inflazione; in Inghilterra il governo ha stabilito un aumento dell’1% di tutti gli stipendi pubblici e un ulteriore aumento del 2% per gli insegnanti, per rendere la professione più attrattiva; in Belgio, Polonia, Finlandia e Bosnia un aumento, seppur minore dell’1 per cento, c’è comunque stato. Solo in Italia e a Cipro le retribuzioni degli insegnanti rimangono congelate. Questo quanto emerge dal rapporto Stipendi e indennità di insegnanti e dirigenti scolastici in Europa.

 

Differenze sensibili

Il tema è tornato di stretta attualità grazie alla petizione che chiede al ministro Fedeli di adeguare gli stipendi italiani a quelli europei. Sono moltissime – oltre 18 mila, su un obiettivo finale di 25 mila – le sottoscrizioni ed adesioni all’appello lanciato su Change.org. I dati elaborato nel rapporto redatto da Eurydice non lasciano dubbi: le retribuzioni annuali italiane dei docente della scuola primaria e secondaria sono nettamente inferiori a quelle medie europee. Si passa da uno scarto di circa 4 mila euro tra il compenso minimo italiano e quello europeo a un divario di 10 mila euro sulla media degli stipendi più alti. Nulla a che vedere con le retribuzioni della Slovacchia, tra i 5 mila e gli 8 mila euro, me nemmeno con quelle del Lussemburgo, tra i 63 mila e i 125 mila euro.

 

Ostacoli e incentivi

Il blocco degli stipendi prosegue ormai dal 2010. Questo però non è che uno dei problemi del comparto insegnanti. Con una quota di docenti under 40 attorno al 10%, l’Italia è il Paese europeo con gli insegnanti più anziani. È anche la nazione con il più alto livello di bisogni di formazione continua, oltre ad essere stata una delle ultime ad aver adottato una forma di valutazione degli insegnanti (con polemiche roboanti da parte di tutti i maggiori rappresentanti della categoria). Secondo i promotori della petizione l’equiparazione retributiva porterebbe “da un lato il ripristino di un riconoscimento del valore della professione docente, dall’altro la possibilità per gli stessi d’investire nella formazione continua al fine di migliorare la propria formazione professionale, nell’interesse prioritario verso i propri alunni”.

 

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