22-04-2014 ore 10:04 | Cronaca - Crema
di Angelo Tagliani

Crema. Tagli al San Domenico, l’appello di Coffetti: “rischiamo di diventare una replica sbiadita dei teatri delle grandi città”

“I tagli alla cultura e in particolar modo al teatro e allo spettacolo dal vivo sono all’ordine del giorno, nonostante tutti manifestino la convinzione che è solo il patrimonio culturale italiano, materiale immateriale, che potrà salvare il nostro Paese dalla crisi. Crema non si distingue in questo, visto il calo progressivo  di contributi che la Fondazione subisce da tempo e che sembra non finire mai”. Così si apre l’appello al Sindaco di Crema, al Presidente e ai consiglieri della Fondazione San Domenico, alla città di Crema del consulente artistico del teatro di piazza Istria e Dalmazia, Enrico Coffetti.

 

Togliere l’identità

“La domanda è: fino a dove si vuole arrivare? È il teatro, voluto tanto fortemente dai cittadini di Crema quindici anni orsono, che deve scomparire? Sì perché è di questo che si tratta, perché nonostante tutti gli sforzi e le strategie che si possono mettere in atto, un’ulteriore diminuzione dei fondi a disposizione della programmazione teatrale vorrà dire togliere al teatro San Domenico l’identità che tanto faticosamente  si è costruita e ai cremaschi un servizio pubblico che è stato fortemente apprezzato”.

 

L’esodo culturale

“L’alta qualità professionale di ogni proposta spettacolare programmata dalla Fondazione  - aggiunge Coffetti - musicale, teatrale, coreografica e anche d’arte figurativa (sì, anche questo) non sarà più realizzabile e il risultato immediato sarà il ritorno a un esodo culturale, perché chi vorrà assistere a spettacoli “protagonisti” della scena contemporanea, sia classici che d’avanguardia, dovrà emigrare nelle città più o meno vicine che ancora non abbandonano i propri cittadini in una richiesta fondamentale  e civile: la cultura della scena, una delle prime manifestazioni di coscienza e sapere collettivo dell’essere umano, un’esigenza primordiale espressa ancora prima della scrittura, della scolarizzazione, dei trasporti o quanto altro”.

 

I meriti della città

“Nell’affezione che ho maturato in questi anni di lavoro per la città di Crema, per gli alti obiettivi a medio e lungo termine che ho condiviso con il CdA della Fondazione e la sua Commissione Teatrale ho sempre cercato di proporre a Crema, da un lato quanto di più valido, di più significativo, di più propositivo vi fosse sulla scena teatrale italiana e dall’altro tutto lo spazio necessario e organizzato per le realtà territoriali, tutto questo nella convinzione che la città meritasse questa attenzione e questa qualità. Forse oggi non lo merita più? Sono altresì convinto che anche un’amministrazione pubblica debba puntare al massimo, all’eccellenza per il maggior numero di persone, perché da qui parte la crescita di una collettività”.

 

Chiamati a salvare il teatro

“È inteso – sottolinea Coffetti - che tutte le mie energie e capacità sono a completa disposizione della Fondazione anche in una situazione più complessa e con meno risorse, ma questo necessariamente modificherà le nostre proposte, perché quanto fatto finora non aveva margini, non era certo al risparmio proprio per il rispetto dovuto al nostro pubblico di abbonati e frequentatori. Probabilmente sono loro ancora una volta chiamati a salvare il loro teatro, a fare in modo che non diventi uno spazio assimilabile a tanti altri, replica sbiadita dei teatri delle grandi città. Ricordiamoci infine che durante la non lontana guerra del Balcani, nelle lunghe notti in migliaia, combattenti e non, sfidavano il coprifuoco con letture pubbliche di poesia e nella Grecia della crisi i teatri erano e sono affollatissimi, come dire “quando il gioco si fa duro è la cultura che deve entrare in campo” ed è questa una delle sue funzioni più nobili e alte: vi prego, non mortifichiamola”.

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