21-05-2018 ore 10:38 | Cronaca - Offanengo
di Marilisa Cattaneo

Scuola dell'infanzia. Il presente e il futuro fra mutamenti sociali, famigliari e demografici

Mutamenti sociali, famigliari e demografici cambiano forma e sostanza alla scuola dell'infanzia, una realtà sempre più complessa per operatori e insegnanti. Se ne è discusso ad Offanengo in occasione del convegno Presente e futuro della scuola dell'infanzia statale a 50 anni dalla nascita, organizzato dall'istituto comprensivo Falcone e Borsellino. Relatori i dirigenti scolastici Romano Dasti, Urs Lombardia Mario Maviglia, di Cremona Uno Piergiorgio Poli, del Bertesi di Soresina Paola Manara, oltre al dirigente tecnico dell'Ust di Cremona Franco Gallo, al referente dell'associazione nazionale insegnanti specializzati Giancarlo Ongere e alla psicologa Stefania Spaggiari. Folta la platea, con genitori e docenti.


Condivisione e patto di crescita

“Al mondo scuola - ha spiegato Dasti - sono affidati nuovi compiti, dettati dai cambiamenti sociali. L'infanzia è il primo affaccio sul mondo scolastico. L'apprendimento è solo una fase dell'esperienza formativa. È un luogo di diritto e di regole condivise dove ogni giorno è più faticoso lavorare. In 50 anni è mutato profondamente il modo di crescere dei bambini: vivono sempre più la solitudine e si approcciano alla condivisione solo in aula. I docenti si trovano non solo a trasmettere nozioni ma anche dover insegnare a saper stare al mondo”. Per questo è necessario stabilire "un patto formativo con le famiglie. L'intesa con i genitori non è così scontata, è venuta meno la fiducia negli insegnanti e gran parte del nostro lavoro è messo in discussione. Serve ricostruire quel legame con mamme e papà affinchè il progetto di crescita dei bambini funzioni".


Il panorama dei prossimi dieci anni

Dalla ricerca della Fondazione Agnelli è emerso che entro 10 anni in Italia ci saranno 6300 bambini in meno, con un relativo taglio di 12 mila posti di lavoro. Per Maviglia "un dato significativo e al tempo stesso allarmante. L'Italia impegna solo il 4% delle proprie risorse per la formazione contro una media europea del 4,9%. La scuola dell'infanzia non è obbligatoria, così come gli ultimi due anni della scuola superiore. Nessuno mette però in discussione l'importanza e la necessità di potenziare quest'ultima, a differenza di quanto si è soliti fare con l'inizio del percorso scolastico. La famiglia in questo caso gioca un ruolo fondamentale, servono meno parole e più sostegno anche da parte del Governo e delle amministrazioni. La scuola dei piccoli deve pensare in grande”.

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