20-08-2013 ore 15:37 | Cronaca - Gerusalemme
di padre Ibrahim Faltas

Egitto, l’appello di padre Ibrahim Faltas: “la guerra genera il suicidio dell'umanità, perché uccide il cuore e uccide l'amore”

Abbiamo ricevuto ieri un appello accorato di padre Ibrahim Faltas, francescano residente a Gerusalemme ma nativo in un villaggio egiziano presso Alessandria. Padre Ibrahim è ben conosciuto anche da noi perché ha presentato nei mesi scorsi la sua drammatica testimonianza in occasione dell’assedio della basilica della Natività, in Betlemme. Di seguito il testo integrale.

L’urgenza della preghiera per la pace
“Lancio un appello di unirci tutti in una unica preghiera per la popolazione egiziana, affinchè cessi immediatamente la violenza tra egiziano contro egiziano. Moltissime vite innocenti hanno pagato con la loro vita, questa assurda violenza che conduce solo ad un vicolo chiuso. Penso al dolore atroce di tante mamme che hanno perso i loro figli, alla loro sofferenza, e allo sgomento di fronte a tanta malvagità. Penso alla povera gente, che sta vivendo giorni di caos e di terrore, con la paura di essere colpiti e con la paura nei loro occhi di che cosa accadrà domani”.

L’accanimento contro i cristiani
“Molte chiese copte sono state incendiate e distrutte. Perchè incendiare e distruggere le chiese? Perchè distruggere le nostre scuole francescane? Perchè cancellare ogni importante testimonianza storica, come la Biblioteca di Alessandria? Un accanimento contro i cristiani, che dopo l’inizio della Primavera Araba, dove sembrava che dalla stessa piazza Tahrir nascessero semi di speranza per un nuovo futuro dell’Egitto, oggi questi semi, sono stati sostituiti dalla violenza, dal clima di persecuzione che si è intensificato nei confronti dei cristiani”.

Nuova era di autodistruzione
“Grande è la sofferenza di vedere la distruzione di questa terra ricca di fascino e di antichità che non esiste più. Dopo il 25 gennaio 2011 e’ sparito il vecchio Egitto, per aprirsi ad una nuova era di autodistruzione. Una terra formata da una popolazione di circa 83 milioni che occupa solo il 7% del suolo. La povertà in Egitto è molto elevata, e questa guerra non fa che aumentare ulteriormente l’estrema indigenza in cui tante famiglie vivono. E’ stato indetto il coprifuoco in tante città, non riesco ad immaginare come possano vivere le persone, in quanto la maggior parte della gente vive in strada, e il ciclo della giornata non finisce mai, dura 24 ore su 24 ore”.

L’ultimo viaggio in Egitto
“Nel mio ultimo viaggio in Egitto ho ascoltato tante testimonianze di famiglie che non vedono una via d’uscita e non intravedono un futuro per i propri figli e per le nuove generazioni egiziane. Ho parlato a lungo con tanti amici che ho avuto occasione d’incontrare ad Alessandria, ho percepito la loro paura e la loro tensione per il futuro. Alcuni direttori scolastici mi hanno confermato che più di trecentomila persone sono emigrate, e il numero degli allievi è diminuito notevolmente. Molti imprenditori sono veramente disperati, per poter lavorare sono costretti a pagare delle tangenti elevate, perché rischiano di perdere tutto o di subire pesanti ritorsioni”.

Il ruolo della chiesa in Egitto
“La chiesa in Egitto fu fondata nel I secolo, e nel grembo dei copti, in questi secoli sono nati studiosi e uomini di cultura, che hanno rappresentato l’Egitto anche all’estero, e hanno da sempre sostenuto un certo equilibrio di dialogo e di convivenza pacifica. In Egitto vivono quasi 15 milioni di Copti, che hanno contribuito ad aprire il paese all’occidentalizzazione e al rispetto della libertà religiosa e della vita umana. In fondo se l’Egitto è un pò moderno lo si deve alla chiesa copta, senza di essa il paese vivrebbe nell’oscurantismo. Ancora una volta in Egitto, assistiamo inerti a una guerra interna, dove si è scatenata una crudeltà dell’uomo sull’uomo, dove tanti uomini si massacrano fra loro senza conoscersi, nell’interesse di poche persone che si conoscono fra loro ma non si massacrano tra di loro”.

La testimonianza di San Francesco
“San Francesco, durante il periodo delle crociate intraprese un lungo viaggio come ambasciatore di dialogo e di pace, per incontrare il Sultano d’Egitto. Questo gesto di San Francesco e’ stato la testimonianza del rispetto e del dialogo tra culture differenti. Dobbiamo rimanere uniti nella preghiera affinchè questa strada tracciata secoli fa, in tempi non diversi dalla situazione attuale, aiuti e sostenga l’Egitto, a ritrovare la via del dialogo e della pace, fondata sul rispetto e la dignità di ogni uomo, sull’uguaglianza, la giustizia e la garanzia della libertà religiosa. Dobbiamo pregare e lavorare affinchè sia ristabilita immediatamente la pace perché la guerra genera il suicidio dell'umanità, perché uccide il cuore e uccide l'amore”.
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