20-06-2015 ore 19:13 | Cronaca - Crema
di Stefano Zaninelli

Crema. Giornata mondiale dei profughi, “più accoglienza, meno armamenti”

Celebrata per la prima volta nel 2001, la Giornata mondiale dei profughi ricorda l’approvazione, avvenuta nel 1951, della Convenzione relativa allo status dei rifugiati dall’Assemblea generale della Nazioni Unite. Oggi a Lampedusa è comparso uno striscione di un gruppo di isolani con scritto 20 giugno 2015, Lampedusa celebra la giornata del rifugiato 365 giorni l'anno. A Crema il Comitato cremasco per la pace ha organizzato un banchetto in piazza Garibaldi per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica; all’iniziativa ha aderito, tra gli altri, anche la Comunità islamica cremasca.

 

Aiuto e accoglienza

“Come sta succedendo in tutta Italia – spiega Rocco Albano, del Comitato cremasco per la pace – abbiamo voluto aderire alla Giornata dei profughi organizzando un presidio informativo rivolto alla città. Se ne sente il bisogno soprattutto in questo periodo di alta affluenza. Nonostante c’è chi reputa più conveniente bombardare le navi o erigere barriere, riteniamo più saggio quanto affermato da Cecilia Strada: paghiamo le tasse a un Governo che deve gestire i nostri, anche creando centro di aiuto è impiegandoli in progetti d’accoglienza”.

 

Cittadini del mondo

“Non dimentichiamoci che l’Italia è un punto di transito – prosegue Albano – verso altre mete europee: è importante accogliere i profughi ed aiutarli a raggiungere le loro destinazioni. Anche Crema dovrebbe accogliere una quota di immigrati stabilita dal prefetto. La situazione cremasca, tuttavia, ha qualche carenza: ad esempio, abbiamo saputo che gli alloggi della Caritas sono pieni. Sappiamo anche che ci sono molte case e strutture diroccate o libere: un’idea potrebbe essere quella di metterle a posto per non lasciare i profughi allo sbando. Inoltre, siamo cittadini del mondo, non solo cittadini italiani: non mi augurerei mai che in Italia succeda quanto sta accadendo in Africa e Medio oriente”.

 

 

Spese in armamenti

C’è chi ripete a mo’ di mantra che prima bisogna pensare agli italiani: “agli amici leghisti pongo una domanda: se in Italia dovesse scoppiare una guerra, o se si trovassero nelle condizioni dei profughi che sbarcano sulle nostre coste, cosa farebbero? La storia ci ha insegnato che i nostri antenati, nonni e zii, hanno fatto la stessa cosa verso l’America, alcuni nostri connazionali hanno invece migrato dal meridione al settentrione. Ciò che bisogna fare è accogliere, non respingere. La soluzione in tasca non l’ha nessuno, ma una cosa sicura – conclude Albano – stiamo spendendo troppi soldi in armamenti, che invece potremmo investire in accoglienza e aiuti”.

 

Aiutare i paesi d’origine

“Noi, come Comunità islamica cremasca – spiega il presidente, Bouzaine Dhaouadi – sosteniamo tutte queste perché la nostra religione, l’islam, significa pace, un valore fondamentale per ognuno di noi. Purtroppo, non credo che la situazione si possa risolvere con facilità in tempi stretti: dietro ai flussi migratori ci sono lotte ad alto livello, traffici che coinvolgono gli interessi si tante organizzazioni. Tutti i problemi si potranno risolvere solo una volta che si sarà trovata la soluzione ai problemi interni ai paesi d’emigrazione”.

 

Terminologie

Infine, è bene fare qualche distinzione semantica. Secondo la definizione della Treccani, profugo è una “persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi”. Per rifugiato s’intende, invece, colui che “per ragioni essenzialmente politiche, ma anche economiche e sociali, è costretto ad abbandonare lo Stato di cui è cittadino e dove risiede, per cercare rifugio in uno Stato straniero”. Un immigrato – “chi si è trasferito in un altro paese” – diventa clandestino se “pur avendo ricevuto un ordine di espulsione rimane nel paese”. 

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