19-06-2014 ore 20:59 | Cronaca - Città
di don Emilio Lingiardi

Le povertà spirituali e morali che affliggono oggi l’uomo, al di là dei problemi di carattere economico

Nell’aula Ugo Foscolo dell’Università di Pavia, sabato 7 giugno si è tenuto un incontro di approfondimento sulle nuove povertà. Mentre è più immediato il riferimento a chi soffre di disagio economico e materiale, causato dalla crisi in corso, è meno noto il discorso sulle povertà spirituali e morali che pure affliggono il cuore dell’uomo d’oggi.

 

Le povertà spirituali

Due sono le povertà spirituali di maggior rilievo: l’abbandono o il disinteresse verso i luoghi dove si pensa, con la perdita di ogni senso critico e l’assunzione immediata di modelli di vita maggiormente sottolineati dai mezzi di comunicazione sociale. Anche nelle chiese si verifica lo stesso fenomeno: c’è ampio concorso di fedeli in iniziative di natura gastronomica e consumista; pochissime presenze in dibattiti, in discussioni su temi che possono interessare tutti gli uomini. E poi la paura dell’altro, del diverso, dello straniero; di qui il riemergere dell’antisemitismo, del razzismo, dell’esclusione di chi è differente da noi, dalla nostra cultura, dalla nostra visione religiosa.

 

Le povertà morali

Più delineate sono le povertà morali che caratterizzano i vari stadi della vita: i bambini sono disorientati dalla famiglia allargata ad altre figure parentali (compagni o amanti) e dal timore che i genitori abbandonino la casa per divorzio o separazione, gli adolescenti hanno perso ogni senso e ragione di vita: di qui l’abbandono della scuola e la mancanza d’interesse al lavoro. Il vuoto è colmato dal ricorso alla droga, all’alcool, al fumo, al gioco d’azzardo.

 

I giovani e l'incertezza del futuro

I giovani bravi e onesti hanno investito con molta serietà risorse ed energie intellettuali ed economiche negli studi in vista di una professione che non viene data o limitata a tempi ridotti. Si crea così un senso di precarietà ed incertezza che impedisce di pensare ad un futuro oltre che professionale anche vocazionale verso il matrimonio e la famiglia.

 

Adulti, anziani e ammalati

Gli adulti di fronte alle fatiche del ruolo educativo verso i figli si sentono spesse volte frustrati e falliti quasi avessero sbagliato la loro presenza per scelte che i figli compiono contro il loro indirizzo morale (es. convivenze, abbandono della famiglia) e pensano di coprire questo vuoto con tante evasioni superficiali; gli anziani e ammalati che provano un senso di smarrimento, di solitudine di abbandono da parte della famiglia e dalla stessa società che li considera spesso come un peso che incide negativamente sull’economia del paese.

 

Proposte positive

Si posso offrire alcuni rimedi: la possibilità di mettere in rete o in dialogo le famiglie che insieme si sorreggono e confortano nel loro ruolo educativo. L’offerta agli adolescenti e ai giovani, da parte delle istituzioni civili ed ecclesiastiche, di spazi liberi per lo sport, la musica, la poesia e attività attinenti al loro mondo; il non limitarsi a curare chi è ferito dalla vita, ma il prendersi cura che vuol dire, vicinanza, attenzione, solidarietà concreta cui già risponde il volontariato da incoraggiare e scelte sempre più generose e gratuite.

 

La carità in Rosmini

Ritorna il pensiero di Rosmini che amava parlare di una triplice forma di carità: materiale per aiutare immediatamente chi è nel bisogno; spirituale nel sostenere con la preghiera i problemi dell’uomo ed intellettuale sia per formare valide personalità che possono assumersi responsabilità civili e sociali come per incoraggiare nuovi modelli di esistenza che tengano conto di tutte le esigenze del cuore umano.

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