18-04-2024 ore 12:39 | Cronaca - Dalla provincia
di Riccardo Cremonesi

Guardia di finanza: 12 arresti per fatture false, riciclaggio e crediti fittizi per 73 milioni di euro

La Guardia di Finanza di Cremona in collaborazione con i Comandi provinciali di Brescia, Bergamo, Padova, Verona, Bolzano, Treviso ed il reparto operativo aeronavale di Como, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare e contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Brescia nei confronti di 24 società e 12 persone, destinatarie di misure di custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari, oltre al divieto di esercitare attività imprenditoriale. L'accusa è quella di avere emesso fatture false, generato crediti fittizi e riciclaggio per un ammontare di circa 73 milioni di euro.

 

L'indagine

Il Gip, a seguito delle indagini coordinate dai sostituti procuratori della procura della Repubblica di Brescia, Benedetta Callea e Carlotta Bernardini, ha ritenuto l’esistenza di gravi indizi di un’associazione per delinquere costituita da un imprenditore edile di Rudiano, operante attraverso un ufficio “occulto” ubicato a Urago d’Oglio. Come spiegano gli inquirenti, “l’associazione avrebbe gestito una fitta rete di società intestate a prestanome compiacenti, con sedi presso indirizzi inesistenti ed inserite in un complesso sistema di frode che vedeva imprese dedite all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, altre realmente operanti con alle dipendenze centinaia di operai edili i cui contributi previdenziali e le ritenute Irpef venivano versate in frode all’Erario attraverso la compensazione con i crediti Iva inesistenti creati con l’utilizzo delle fatture false, mentre altre società erano appositamente costituite per riciclare i proventi illeciti accumulati. Alcune verifiche fiscali eseguite a carico di società nel Cremonese ha consentito di individuare l’organizzazione criminale operante tra le province di Cremona, Brescia, Bergamo e Verona; un sodalizio che dal 2018 in avanti si era strutturato per commettere illeciti economico-finanziari”.

 

Il riciclaggio

“Ciascun appartenente all'organizzazione avrebbe avuto compiti specifici e distinti dagli altri sodali, ma tutti agli ordini dell’imprenditore di Rudiano quale capo dell’associazione a delinquere e reale titolare di tutte le imprese. Una donna residente Campagnola Cremasca avrebbe lavorato presso un ufficio occulto ad Antegnate, in provincia di Bergamo: addetta alla gestione dei conti correnti intestati alle 21 imprese coinvolte mediante utilizzo delle credenziali informatiche dei numerosi prestanome, eseguiva, sulla base degli ordini ricevuti, le operazioni di riciclaggio consistenti nel trasferimento alla società immobiliare cremonese del gruppo di 1,6 milioni di euro, di 200.000 euro ad altra società del gruppo creata appositamente per l’acquisto ed il noleggio di autoveicoli di lusso, di 70.000 euro per la costituzione e l’avvio di un’attività commerciale nel centro di Verona, nonché di 204.000 euro per l’acquisto da un negozio della provincia di Brescia di orologi Rolex in favore dell'imprenditore di Rudiano. Anche un’imbarcazione di pregio, un motoscafo Riva di 15 metri del valore di circa 100.000 euro, sarebbe stato fittiziamente intestato ad una delle società edili coinvolte nella frode fiscale ma utilizzato in via esclusiva dallo stesso imprenditore”.

 

La frode

“I proventi illeciti, così riciclati e reimpiegati, avrebbero avuto origine dal versamento dei contributi Inps ed Inail e delle ritenute Irpef degli operai edili attraverso modelli F24 con l’indebita compensazione, per 5,5 milioni di euro, dei crediti Iva fittizi creati con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti “infragruppo” per 30 milioni di euro. Sarebbero state, inoltre, intestate fittiziamente le quote di due società “cassaforte” ad una holding alla stessa riconducibile; la figlia si sarebbe occupata direttamente dell’emissione delle fatture per operazioni inesistenti, mentre gli altri due componenti dell’associazione si sarebbero occupati del coordinamento dei “prestanome” oltre ad assumere direttamente l’amministrazione di diverse imprese. Nel corso dell’indagine è emerso anche un imprenditore di Adro, in provincia di Brescia, quale amministratore di fatto di due società edili intestate a “prestanome”, che si avvalevano delle fatture per operazioni inesistenti emesse dall’organizzazione criminale per 26 milioni di euro, al fine di evadere l’Iva per 3,5 milioni di euro e creare crediti fittizi idonei ad effettuare indebite compensazioni nel versamento dei contributi degli operai per 1,5 milioni di euro. In questo caso i proventi illeciti accumulati sarebbero stati riciclati attraverso il trasferimento di 3 milioni di euro ad una società austriaca e ad un’altra della provincia di Padova gestite da due italiani originari delle provincie di Padova e Treviso, ma residenti in Austria”.

 

Sequestro di beni per 15 milioni di euro

“Il provvedimento cautelare reale – concludono gli inquirenti - è stato emesso per i seguenti capi d'accusa: oltre 10 milioni di euro per i reati tributari; oltre 2 milioni di euro per i fatti di riciclaggio, auto-riciclaggio e reimpiego. Sequestrati 23 beni immobili, 21 autoveicoli, un'imbarcazione, 30 rapporti finanziari, denaro contante e gli orologi di lusso nella disponibilità dei destinatari del provvedimento cautelare”.

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