12-02-2016 ore 13:11 | Cronaca - Rivolta d'Adda
di Silvia Tozzi

Rivolta d'Adda, l'ultimo commosso saluto al parrocco don Alberto Pianazza

A celebrare i funerali di monsignor Alberto Pianazza, parroco di Rivolta d'Adda, il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni. Con lui molti curati e parroci della Diocesi, tantissimi provenienti da Caravaggio, ma anche il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e il vescovo di Lodi Maurizio Malvestiti per cui don Alberto è stato canonico.

 

Comunione

Monsignor Napolioni ha preso la parola a inizio della funzione: “Non ho fatto in tempo a conoscerlo che già lo devo salutare; avrei voluto conoscere questa comunità in un altro modo”. Napolioni ha conosciuto don Alberto lo scorso sabato, quando è venuto a Rivolta per celebrare messa dalle suore adoratrici. Il tempo fu poco - e don Alberto, dicono le suore, già non stava bene. “Allora ci siamo ripromessi di parlare presto di lui e del futuro”. Don Alberto quest'anno, a 75 anni, sarebbe andato in pensione: “Eccolo qui il discorso su di lui e sul futuro. Il futuro è la comunione dell'abbraccio di Dio”.

 

Riflesso della bellezza

“Non avevo mai visto questa chiesa bellissima – ha aggiunto il vescovo - un timido riflesso della bellezza del posto in cui è ora don Alberto, un posto che per tutta la vita ha predicato”. In basilica c'erano tutti: componenti dell'amministrazione guidati dal sindaco Fabio Calvi, rappresentanti delle scuole, con insegnanti, alunni, il preside Alessandro Samarani, gli Alpini, la Croce Bianca, la Protezione Civile, le suore, Camminiamo Insieme, un commosso Claudio Pellegrini in divisa da carabiniere, Emiliano Mondonico con la moglie e tanti, tanti altri. Lafranconi ha ricordato subito che “Alberto è uno dei sacerdoti di Cremona che ho conosciuto per primo a Roma, a scuola, dove abbiamo iniziato il nostro cammino”.

 

Purificato

Le letture sono state dal Deuteronomio e dal Vangelo secondo Luca. Nel Vangelo si dice che la vita del signore Gesù si è conclusa con una condanna di morte ma che il sigillo della sua identità lo ha posto proprio il padre, resuscitandolo dalla morte. Nel Deuteronomio, si racconta che il Signore pone davanti ad ogni uomo la duplice opportunità tra morte e male e vita e bene. Per questo, ha detto il vescovo emerito, “adesso la morte per don Alberto è un fatto compiuto e passato e il giudizio di Dio lo ha purificato da ogni male”. Lafranconi ha parlato di don Alberto attraverso tre luoghi per lui importanti: il seminario (l'insegnamento, la filosofia, la giovinezza), il Santuario a Caravaggio, dove era confessore (il culto mariano e la penitenza) e la parrocchia di Rivolta, “dove è stato per 24 anni”. Lanfranconi ha detto che don Pianazza trovava “gioia e compiacimento di aver passato tanti anni in seminario, un ambiente che trovava rispondente alla sua vocazione. A Caravaggio, nel Santuario, si trovò benissimo perché ha svolto il Sacramento della penitenza che massimamente rispondeva al suo cuore”.

 

Devozione

Di lui, il vescovo emerito ha detto che era solito “sdrammatizzare le situazioni, fatto che a volte lo faceva avvertire come burbero o superficiale. Lui sapeva che ciò che è terreno non è l'assoluto”. Ha parlato della sua devozione a Maria e del suo dispiacere di lasciare il Santuario per la parrocchia, della sua cultura, del suo amore per l'essenziale e del distacco di fronte a iniziative nuove, “perché per lui in fondo quel che contava erano poche cose e pensava che non dobbiamo lasciarci attrarre del fascino della novità”. Don Alberto ora riposa nella cappella dei sacerdoti al cimitero di Rivolta d'Adda.

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