11-05-2016 ore 20:44 | Cronaca - Crema
di Ilario Grazioso

Crema. Accorpamento istituti superiori, cresce il dibattito. Le ipotesi in campo

Entra nel vivo il dibattito sul futuro degli istituti scolastici della provincia, alla luce delle riforme che stanno interessando sia gli assetti relativi alle istituzioni che quelli relativi al mondo della scuola. Il problema è che spesso tra un incontro e l’altro, il risultato è una gigantesca confusione che disorienta un po’ tutti. Volendo fare un po’ di chiarezza, partiamo ricordando che per il prossimo anno scolastico tutto resta com’è; la nuova riorganizzazione partirebbe dall’anno scolastico 2017/2018. Tuttavia, sarebbe opportuno conoscere in tempi brevi, quali indirizzi si stanno seguendo, al fine di favorire scelte ponderate, da parte delle famiglie, e anche per quei docenti che per necessità contingenti si troveranno a dover decidere su eventuali cambiamenti di sede. Situazione aggravata dai cosiddetti nuovi ambiti territoriali, che già consegnano una geografia degli istituti totalmente rinnovata rispetto a quella attuale, senza contare che prima o poi ci si dovrà confrontare, con ciò che saranno a livello amministrativo le nuove aree vaste, di cui tanto si sta parlando in queste settimane.

 

La situazione

Concentriamoci sul dibattito che interessa le scuole, senza occuparci per ora delle necessità strutturali (ad esempio palestre e laboratori), pur importanti, ma che si scontrano con le difficoltà dei bilanci pubblici. Negli anni si è consolidata la necessità da parte delle scuole, di avere un certo numero di iscritti per avere riconosciuta la possibilità di esistere in maniera autonoma rispetto ad altri: tradotto, se non si soddisfano determinati criteri, niente dirigente, uffici di segreteria accorpati, annessi disagi, sia per la didattica che per le necessità quotidiane (si pensi alla gestione del personale tecnico e ausiliario), ma questo forse interessa poco alla politica. Detto questo, qual è la situazione attuale? L’unica cosa certa è questa: nulla è deciso e definitivo alla data odierna, al di là del chiacchiericcio, che moltiplica la confusione.

 

Scuola di filiera

Ci sono una serie di proposte che hanno trovato il loro spazio nei tavoli che si sono tenuti in comune e provincia, con amministratori locali e dirigenti scolastici e che dovranno tradursi in atti amministrativi entro quest’anno solare, per poter partire con l’anno scolastico 2017/2018. Tra le proposte c’è quella di una scuola di filiera, in grado di sposare la vocazione naturale di questo territorio, esaltandone l’agricoltura, l’enogastronomia, la commercializzazione dei prodotti a chilometro zero, la sostenibilità ambientale. Argomenti di moda lo scorso anno in occasione di Expo, ora forse già dimenticati. Proposta lanciata proprio dall’istituto Sraffa e che in un primo tempo aveva trovato anche il gradimento da parte di diversi interlocutori. Perché non pensare ad un polo professionale con Sraffa, agraria, casearia e parte dell’istituto Marazzi? Una scuola così strutturata potrebbe contare potenzialmente su circa 900 alunni, garantendosi esistenza presente e possibilità di crescita futura. In questa prospettiva si inserirebbe anche il mantenimento del liceo artistico Munari, che perdendo la sua sede staccata di Cremona, integrerebbe gli iscritti ampliando l’offerta formativa con il percorso tecnico grafico, che verrebbe ceduto dallo Sraffa, ed il corso moda a sua volta scorporato dal Marazzi. Nessun costo aggiuntivo, in quanto il numero di presidenze sarebbe identico, ma con una riorganizzazione meglio rispondente alla complementarietà dei vari indirizzi. Altre soluzioni, numeri alla mano, produrrebbero uno spezzatino che, complice il calo demografico, tra qualche anno potrebbe richiedere ulteriori accorpamenti.

 

La fase di audizione

“Al momento siamo nella fase di audizione”. Lo riferisce il sindaco di Offanengo, nonché consigliere provinciale con delega all’istruzione e formazione professionale, Gianni Rossoni, secondo cui tra i temi da verificare c’è quello riguardante la mobilità dei docenti alla luce dei nuovi ambiti. Le opzioni che riguardano l’area cremasca restano queste: scorporare la parte cremonese del Munari che andrebbe con lo Stradivari. A quel punto l’artistico avrebbe necessità di un’integrazione, ma con chi? Ad esempio facendo confluire il liceo delle scienze umane dal Racchetti-Da Vinci, ma su questo pare ci siano resistenze, oppure rivolgendosi allo Sraffa. Quanto allo Stanga, si fa strada il polo agro-meccanico con agraria, Marazzi e casearia. Alla domanda su chi decide, Rossoni non ha dubbi: “La provincia, ma per il momento ci siamo limitati al confronto con i presidi. Serve buon senso, riportando le dirigenze in prossimità delle sedi scolastiche, evitando scuole a 50 chilometri di distanza rispetto alla sede centrale”. Tempi? “Solitamente la provincia propone questo tipo di riorganizzazioni alle regione entro il mese di ottobre”, conclude Rossoni.

 

Solo proposte sensate”

Da vent’anni anima della scuola casearia di Pandino, realtà formativa d’eccellenza, Andrea Alquati non ci sta: “Sento proposte che ci vedono con l’agraria di Crema insieme al Marazzi, come già era accaduto anni fa. Noi non ci stiamo, magari siamo piccoli e non contiamo nulla, ma non ci stiamo. Se dobbiamo staccarci da Cremona allora l’unica soluzione possibile sarebbe proprio quella che ci vedrebbe assieme allo Sraffa, in quanto l’unica proposta di filiera nell’ambito dell’agroalimentare”. Non piace al vulcanico direttore pandinese neanche il metodo seguito sinora, che vede sì il coinvolgimento dei presidi ma senza un ruolo guida da parte della provincia, che dovrebbe far sintesi e decidere.

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