04-11-2017 ore 16:22 | Cronaca - Crema
di Lidia Gallanti

Crema, 4 novembre. Bonaldi: "occasione per riflettere sui conflitti tra passato e presente"

Erano le ore 12 del 4 novembre 1918, quando la voce del comandante Armando Diaz annunciò la fine della prima Guerra mondiale. Anche quest'anno la ricorrenza ha riunito istituzioni e rappresentanti dell'Arma in piazza Trento e Trieste, per ricordare la giornata nazionale delle forze armate e celebrare l'unità nazionale. Una pace raggiunta dopo 41 mesi di conflitto, come ricorda il bollettino della vittoria letto dal reduce di guerra Remo Bargellini di fonte al monumento ai caduti, accompagnando l'alzabandiera e il silenzio militare in presenza delle massime autorità civili e militari. La seconda corona viene deposta ai piedi del famedio di piazza Duomo, prima della messa celebrata in Cattedrale.

 

La geografia dei conflitti

"La ricorrenza è l'occasione per un richiamo al presente, lontano dalle guerre mondiali ma non privo di scontri. Oggi sono 67 gli stati in cui si registrano conflitti, che coinvolgono enormi di uomini e di donne". Queste le parole del sindaco di Crema Stefania Bonaldi, che cita i dati dell'ultimo rapporto annuale diffuso dall'Alto comissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: "Nel mondo vi sono circa 65,3 milioni di persone costrette alla fuga dalla propria casa per motivi di guerra e ragioni umanitarie. Significa che una persona su 113 al mondo è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato. Fino a dieci anni fa l’Alto commissariato registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro in un minuto di una persona adulta. È difficile fermarsi alle guerre del passato e non riflettere su quelle di oggi".

 

Difesa della vita, ieri come oggi
Il ringraziamento rivolto alle forze armate impegnate a garantire sicurezza nel nostro Paese e all'estero, definite "elementi di equilibrio e di saggezza, che ben conoscono il valore del verbo custodire, non facilmente attribuibile ad un esercito. Le guerre e le violenze non portano mai vera pace, semmai altro risentimento che prelude a nuove violenze. Le nostre forze armate sono tra le più preparate e professionali al mondo e dopo la seconda Guerra mondiale sembrano essersi specializzate nella difesa della vita. Se oggi siamo qui, in pace, lo dobbiamo anche a chi non si lascia sedurre dal demone del populismo e dell’inospitalità".

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