04-02-2017 ore 14:41 | Cronaca - Città
di Rebecca Ronchi

Pianalto della Melotta. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso degli ecologisti

Esultano Legambiente, WWF, FAI e Italia nostra: “il Consiglio di Stato, ha accolto il ricorso degli ecologisti, che nel 2013 avevano impugnato il Ptcp della Provincia di Cremona, reo di aver trasformato il Pianalto di Romanengo, detto anche Pianalto della Melotta, in una gigantesca e banale cava di argilla. Modificando artatamente la disciplina di tutela dei geositi, il Ptcp apriva la strada all’escavazione, richiesta dalla potente Cave Danesi s.p.a., a suo tempo rassicurata anche da una lettera dello stesso Formigoni, a ben 2 milioni di metri cubi di argilla”.

 

La soddisfazione del WWF

Come spiega Paolo Brambilla, presidente del WWF e legale che ha patrocinato il ricorso, la sentenza del Consiglio di Stato “ha reso una pronuncia che rende giustizia alla legittimazione delle associazioni, all’importanza straordinaria di un monumento naturale unico per paesaggio, storia ed ecosistema, al punto da essere stato inserito nei siti di interesse comunitario dal 2000, proprio al centro di una procedura di infrazione per la scarsa tutela accordatagli dalle amministrazioni a dispetto del suo ruolo”.

 

Territorio esasperato

Per la presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Moggetto, “finalmente si conclude un’annosa vicenda che purtroppo è indicativa di una situazione diffusa in Lombardia: quella del consumo di suolo. È infatti evidente come il territorio sia esasperato da escavazioni e cementificazione, che devono essere fermate. Proprio per questo abbiamo promosso insieme a 400 associazioni europee la petizione People4Soil, una raccolta firme sul sito www.salvailsuolo.it per una direttiva europea a tutela del suolo come bene comune”.

 

Il ruolo delle associazioni

Soddisfatta anche Francesca Bottini, che a nome della delegazione cremonese del Fai dichiara: “con tale sentenza, si fa giustizia di scelte amministrative inique, ma si apre un nuovo capitolo relativo alla tutela del paesaggio padano e di alcune sue singolari e irripetibili espressioni, che dovrà vedere le associazioni ricorrenti come interlocutori primari nel processo di nuova pianificazione del territorio provinciale cremonese, che riservi la necessaria e irrinunciabile attenzione alla tutela del patrimonio paesaggistico, naturale, storico e culturale del suo tessuto territoriale, in quanto patrimonio collettivo e fonte di conoscenza anche per le generazioni future”.

 

Effetti futuri

Cosa si aspetta ora il fronte ambientalista, promotore del ricorso contro la decisione della provincia? Si aspetta che nel vortice venga risucchiato anche il piano cave recentemente approvato, perché - come afferma il Consiglio di Stato - “certamente, come è evidente a chiunque abbia volato sulla Pianura Lombarda o anche solo guardato una mappa satellitare, la pressoché totale antropizzazione del territorio può indurre le amministrazioni a collocare le attività estrattive nei pochi ambiti territoriali naturali e paesaggisticamente scampati all’urbanizzazione sparsa del territorio, ma ciò non può esser considerato legittimo quando sovverte radicalmente gli indirizzi e le strategie dei piani sovraordinati”.

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