03-03-2015 ore 20:02 | Cronaca - Cremona
di Riccardo Cremonesi

Affaire don Inzoli. La Santa Sede respinge la rogatoria. Il procuratore Di Martino: “proseguono le indagini, accertati fatti di vecchia data”

Si arricchisce di un nuovo capitolo la vicenda riguardante don Mauro Inzoli. La Santa Sede ha respinto la rogatoria internazionale del Ministero di Giustizia, su indicazione della Procura della Repubblica di Cremona, negando l'accesso alla documentazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo la quale, “in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza".


Il segreto imposto dalla Santa Sede
“Tale Decreto – aveva comunicato il 26 giugno scorso il vescovo di Crema, monsignor Oscar Cantoni - recepisce quanto Papa Francesco, accogliendo il ricorso di don Mauro, ha stabilito”. Gli atti d'indagine che hanno portato la Santa Sede ad emettere “la sentenza definitiva” sono stati posti “sub secreto pontificio”, ovvero sotto segreto Ponteficio, che viene imposto ai destinatari su materie di particolare gravità.

 

Secreta continere

Secondo quanto dispone il documento, stilato dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, firmato dal cardinale Jean-Marie Villot e approvato da papa Paolo VI il 4 febbraio 1974, sono coperti dal segreto pontificio, “l'attività della Congregazione per la dottrina della fede, incluse le notificazioni, le denunce e l'esame di pubblicazioni e dottrine; le denunce di delitti contro la fede e i costumi, il processo e le relative decisioni, informazioni avute in ragione dell'ufficio riguardanti alcuni affari dalla Segreteria di stato o dal Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, la creazione di cardinali, la nomina dei vescovi; i cifrari; tutte le questioni che il papa, un cardinale o i legati pontifici riterranno opportuno custodire con il segreto pontificio”.


Le indagini della Procura
Nonostante ciò, la Procura di Cremona, dopo gli esposti della rete l'Abuso e dell’onorevole di Sinistra Ecologia e Libertà Franco Bordo, da poco meno di 6 mesi sta indagando sulla vicenda. Al momento risultano una ventina le persone ascoltate dagli investigatori della Squadra Mobile del capoluogo provinciale. Lo stesso Procuratore capo Roberto Di Martino (nella foto a lato), contattato da Cremaonline, ha ammesso che sperava di “ottenere i documenti dalla Santa Sede per verificare se vi sono fatti o persone coinvolte di cui ignoriamo l’esistenza”.

 

Fatti accertati e non del tutto prescritti
“Da diversi mesi – aggiunge Di Martino - stiamo portando avanti le indagini, che tutt'ora procedono. Le persone interrogate sono residenti nel Cremasco e nei territori limitrofi. Abbiamo accertato alcuni fatti che risalgono a diversi anni indietro. In parte potrebbero risultare prescritti, in parte no. Stiamo verificando in base alle norme vigenti”. Non è escluso che nelle prossime settimane possano esservi delle novità.

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