01-08-2015 ore 15:28 | Cronaca - Crema
di Stefano Zaninelli

Piazza Garibaldi. Presidio del Comitato cittadini di Chieve. Basso Ricci: “il prefetto verifichi le condizioni dell’accoglienza”

“Di Garbata accoglienza Chieve ne ha proprio abbastanza”: è solo uno degli slogan della manifestazione organizzata dal Comitato cittadini Chieve stamattina in piazza Garibaldi. Poco più di una trentina le persone – tra residenti e cittadini chievesi – che hanno aderito al presidio indetto in contemporanea con il vertice istituzionale tra sindaci e prefetto, ospitato presso il palazzo comunale.

 

Richiesta al prefetto

Settimana densa di iniziative per i cittadini chievesi: il presidio cremasco è la terza iniziativa in 7 giorni, dopo la manifestazione in piazza Roma ed il Consiglio comunale aperto. Come spiega Paolo Basso Ricci, del Comitato organizzatore, l’obiettivo non cambia: “la richiesta che avanziamo al prefetto è quella di verificare che la signora che sta fornendo accoglienza abbia tutti i requisiti per farlo. Facendo un confronto con i servizi della Caritas e di altre associazioni specializzate, a noi pare non abbia nulla a che vedere con tutto ciò”.

 

La firma della petizione (foto © Cremaonline.it)

Garbata accoglienza

Affissi al gazebo anche alcuni cartelloni che sintetizzano i passaggi cruciali della vicenda: Garbata accoglienza (l’associazione che fa capo a Giannina Puddu e amministrata dall’irlandese Stack David Gerard) viene costituita l’8 luglio e il 20 luglio – due giorni prima dei primi arrivi dei migranti – viene iscritta nel Registro delle imprese. Dalla convenzione sottoscritta col prefetto risulta la disponibilità di 40 posti per l’accoglienza, che fruttano 231 mila euro dal 31 luglio al 31 dicembre 2015. Intanto, superano quota 250 le firme per la costituzione di un comitato di controllo.

 

Tratta degli schiavi

“Non siamo razzisti – tiene a specificare Basso Ricci – e non siamo nemmeno connotati politicamente: la nostra è una protesta civile che mira a far chiarezza sulla situazione che s’è venuta a creare a Chieve. Non vorremmo si trasformasse nella tratta degli schiavi e non si capisce cosa c’entri l’aggancio a Dublino. Siamo di fronte a un flusso di migranti che si rifiutano di dare le generalità, perché secondo la normativa europea l’Italia diventerebbe il loro paese d’accoglienza, cosa che loro non vogliono”.

 

Come accogliere

Dunque, come uscire dall’impasse? “Fare un passo indietro è ancora possibile: andrebbe bene anche l’accoglienza gestita dal Comune di Chieve, se l’amministrazione fosse d’accordo e le leggi lo consentissero; non abbiamo preclusione alcuna. L’importante è che venga fatto con le giuste proporzioni: l’integrazione funziona con piccoli gruppi – conclude Paolo Basso Ricci – ma se questi diventano grandi concentrazioni il rischio è una nuova Mafia capitale: racket, sfruttamento e droga”. 

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