01-03-2018 ore 10:59 | Cronaca - Dalla provincia
di Marcello Palmieri

Tribunale fallimentare, Cremona trasferita a Mantova. Il no e la battaglia degli enti locali

Accorpamento della sezione fallimentare del tribunale: a Cremona è levata di scudi contro Mantova. Che la città del Torrazzo entro il prossimo autunno debba cedere le sue competenze in materia alla terra di Virgilio lo stabilisce una bozza di decreto delegato al governo dalla legge 155/2017. Ma non c’è nulla di bucolico in tutto ciò. A sentire i soggetti interessati, la conferma del provvedimento impoverirebbe un territorio che già nel 2013 - con la riforma Cancellieri - aveva completamente perso un altro presidio giudiziario: il tribunale di Crema.


Cremona con Mantova: 'è meglio Brescia'
Così è proprio il sindaco di Monte Cremasco, avvocato e membro del consiglio provinciale, ad aver ottenuto da quest’ultimo organo, l’altro giorno, l’approvazione di una mozione che impegna l’ente a far tutto quanto è nelle sue possibilità per non depauperare il tribunale delcapoluogo. E «se proprio non potesse continuare a esistere – è la valutazione di Giuseppe Lupo Stanghellini – che almeno venga accorpato a Brescia: lì, essendoci già il tribunale delle imprese, la corte d’appello, il tribunale minorile e altri presidi giudiziari, sarebbe più credibile l’attuazione di quanto vorrebbe la legge, e cioè il mantenimento delle sezioni fallimentari là dove possano esserci giudici specializzati».

 

Appello alle forze politiche
Da Cremona a Mantova, in auto ci si mette un’ora. Con i treni che viaggiano su una delle tratte più disastrate d’Italia, a volte anche più del doppio. Ma dai paesi del cremasco settentrionale, quelli verso Milano, i tempi di percorrenza ordinari superano le due ore. Inaccettabile, per i sindaci dell’area omogenea, che in un documento congiunto chiedono «a tutte le forze politiche e a tutti i candidati che siederanno nel nuovo parlamento di attivarsi in ogni sede affinchè l’accorpamento del tribunale di Cremona previsto dalla legge 155/2017 non abbia luogo».

 

La battaglia prosegue
Ma se nel Cremasco la preoccupazione è alle stelle, pure all’ombra del Torrazzo non dormono sonni tranquilli. «Abbiamo interessato il senatore Pizzetti (Luciano, sottosegretario cremonese alla Presidenza del consiglio, ndr) – fa sapere Sergio Margotti, che in qualità di presidente dell’ordine dei commercialisti rappresenta una delle categorie più toccate dalla riforma – il quale ci ha assicurato che è tutto fermo». Ma la bozza di decreto c’è, e se non verrà cambiata all’inizio della prossima legislatura dovrà diventare operativa. Per questo la battaglia prosegue. Margotti annuncia che «a breve avremo un incontro con l’associazione degli industriali, e da lì cercheremo di sensibilizzare tutte le associazioni di categoria in vista di un tavolo comune».

 

Preoccupazione senza fine
La questione «non riguarda solo noi commercialisti, che facciamo i curatori fallimentari, ma anche ingegneri, architetti, avvocati e quel grande numero di professionisti e cittadini coinvolti dalla gestione della crisi d’impresa». Il problema è però più ampio, perché le riforme della geografia giudiziaria continuano a preoccupare ben oltre la revisione delle sezioni fallimentari: «Persa la competenza sulla crisi d’impresa – scandisce Lupo Stanghellini – tra qualche tempo potremmo trovarci a lottare per mantenere quella sul diritto di famiglia». Tratto dal quotidiano Avvenire, pubblicato sull'edizione di domenica 25 febbraio 2018.

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