19-10-2012 ore 13:30 | Cronaca - Bagnolo Cremasco
di Riccardo Cremonesi

Furto e truffa aggravata, un arresto a Bagnolo Cremasco. Un pregiudicato fermato a bordo di un veicolo con targa polacca. In 12 anni è stato condannato 28 volte

L’altra notte i carabinieri di Bagnolo Cremasco hanno fermato un veicolo con targa polacca. A bordo viaggiavano persone che hanno spiegato ai militari di essere commercianti arrivati in Italia per acquistare merci da rivendere al paese d’origine. Tra loro un ricercato, Luigi De Vincenzo, 50 anni: ai suoi danni un ordine di carcerazione del tribunale di Isernia risalente al 2010 per furto e truffa aggravata, fatti avvenuti tra il maggio ed il giugno 2007 a Pozzilli, un piccolo comune della valle del Volturno.

Ventotto condanne per truffa
Il provvedimento era stato affidato ai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Per sfuggire all'ordine di cattura il pregiudicato era fuggito in Polonia, dove pare gestisca un ristorante insieme ad una donna. Semplicemente imbarazzante il suo curriculuum criminale: in Italia, nel corso di dodici anni, dal 1998 al 2010, è stato condannato ben ventotto volte per truffe, assegni a vuoto, millantato credito, furto, appropriazione indebita dai tribunali di Piacenza, Santa Maria Capua Vetere, Mondovì, Genova, Napoli, Torino, Frosinone, Udine ed Isernia.

Coinvolto in un omicidio
Ai carabinieri di Bagnolo ha esibito una carta d’identità che lo qualifica come Ispettore di polizia. Al momento sono in corso degli accertamenti per verificare se abbia usurpato il titolo; è probabile che in passato sia stato agente di Polizia Penitenziaria. L’episodio più importante è il coinvolgimento nell’omicidio scoperto il 6 aprile 2003 quando una donna etiope di 45 anni - Gabriela Broke Ningilvenne - fu trovata senza vita dal convivente, un allevatore di cani.

Questioni economiche
La morte della donna sarebbe avvenuta mentre il convivente era in ospedale. Qualcuno le aveva sparato un colpo di pistola alla nuca, a bruciapelo. Il sospetto degli inquirenti è che il movente fosse legato a questioni economiche. Qualche settimana dopo a De Vincenzo venne attribuito l’uso del telefono della vittima e venne fermato dai carabinieri. Per la vicenda è stato condannato per il furto del telefono a Frosinone e la pena sospesa il 20 luglio del 2006.
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