Philomena, il senso del nostro viaggio. Ironica e invincibile, splendida la prova di Judi Dench nella preziosa pellicola di Stephen Frears
Un giornalista ateo, cinico e giunto al bivio della propria carriera, indeciso su quale strada imboccare; la classica festa vinta dalla formalità e condita dal crescente disagio che improvvisamente offre la possibilità del riscatto. Basato sul libro The Lost Child of Philomena Lee: A Mother, Her Son and a 50 Year Search di Martin Sixsmith, il film di Stephen Frears (94 minuti) è molto ben fatto, dalla sceneggiatura ai costumi, dalla fotografia alla colonna sonora.
Il lungo segreto Mai banale o scontato, in un clima tipicamente anglosassone ed intriso di un tremendo oscurantismo bigotto, il film racconta la durezza di un'epoca e la delizia di una gioventù inossidabile ed invincibile, che nessuna privazione ha saputo fiaccare. Su ogni cosa spicca la meravigliosa Judi Dench. Ormai anziana decide di svelare un segreto custodito gelosamente per 50 anni ed accompagnata da Steve Coogan affronterà un viaggio dagli esiti imprevedibili.
La cura dei dettagli Premiato al Festival di Venezia per la migliore sceneggiatura e vincitore del Premio SIGNIS è talmente ben confezionato che meriterebbe di essere rivisto più volte, per poter cogliere ogni piccolo dettaglio, dalla scelta degli abiti dei protagonisti alla disposizione degli oggetti.
Il senso del viaggio Di grande valore il messaggio morale, non a caso offerto da un meraviglioso passo di Thomas Stearn Eliot, Ciò che disse il tuono: "Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo la prima volta".