05-08-2013 ore 13:41 | Cronaca - Crema
di Antonio Margheriti

Piano cave. Le associazioni ambientaliste: "fabbisogno di argilla sovrastimato, quadro legislativo vigente ignorato"

Non si spacca il fronte ambientalista che sta duramente contestando il nuovo piano cave della Provincia di Cremona che mette a rischio i geositi, soprattutto il Pianalto della Melotta. Legambiente Altocremasco, che sta facendo un po’ da traino alla protesta, annuncia infatti che tutte le oltre 20 realtà in campo hanno condiviso il documento contente considerazioni in merito al Piano cave della Provincia di Cremona protocollato in provincia il 29 luglio.

Piano cave contro la natura
Ecco alcune delle considerazioni contenute nel documento: “Benché per sua natura atto di pianificazione subordinata, il Piano cave recentemente proposto dalla Provincia pretende di condizionare, modificare e plasmare importanti norme di tutela naturalistica, storica e paesaggistica sia di livello provinciale e sia di livello regionale. In particolare, il piano cave si vuole arrogare il diritto di eliminare i vincoli, di ordine “sovraordinato” attualmente e giustamente gravanti sui geositi, aree dalle caratteristiche uniche, non solo per i loro aspetti naturali, ma anche perché testimonianze di eventi più o meno remoti che hanno interessato il plurisecolare configurarsi della nostra terra, la pianura padana”.

Il quadro legislativo vigente
“Nonostante il quadro legislativo vigente vieti sbancamenti ed escavazioni, il piano della provincia di Cremona ora in discussione e destinato a durare per ben 10 anni sancisce la possibilità di ampliare, mediante la zona B dell’Ambito estrattivo ATEa8 , la già autorizzata cava di argilla presente nel Pianalto della Melotta prevedendo l’asportazione di materiale per complessivi 2 milioni di metri cubi”.

Fabbisogno di argilla sovrastimato
“Tale previsione conduce alla perdita irreversibile e definitiva di un elemento pedologico e geomorfologico prezioso, di straordinario interesse per la comunità scientifica e per la collettività nel suo complesso senza peraltro rispondere ad esigenze economiche reali. Infatti, secondo lo studio preliminare commissionato all’Università Cattolica dalla stessa Amministrazione Provinciale, il fabbisogno di argilla stimato per il prossimo decennio si mantiene entro una volumetria di 1 milione di metri cubi, ovvero la metà circa di quanto – ingiustificatamente- previsto dal piano cave”.

Settore edilizio in crisi
“L’attuale andamento del settore edilizio e delle costruzioni, del resto non apre spiragli per ulteriori e più consistenti consumi di materiale da impiegare nella fabbricazione di laterizi e ciò nonostante prosegua una dissennata politica di creazione di inutili infrastrutture solo formalmente di “interesse pubblico” che la provincia di Cremona, attraverso l’individuazione nel piano proprio di numerose cave di riserva o “prestito” pare voler sostenere con grande convinzione”.

risorse idriche a rischio
“Né l’Amministrazione provinciale sembra più attenta a “minori” aspetti di controllo e di compensazione dell’attività estrattiva: non sono adeguatamente regolamentati gli scavi in falda e in golena che pure interferiscono con le risorse idriche e non si garantisce stabile e duraturo recupero ambientale dei siti dai quali si cava sabbia, ghiaia e argilla. In conclusione, il piano cave 2013-2023 della provincia di Cremona ben lontano dal tutelare il territorio e garantire uno sviluppo sostenibile, si muove disordinatamente e nella logica del puro soddisfacimento di interessi particolari, a discapito del paesaggio, degli ecosistemi e della capacità del suolo di comunicarci, con la sua, la nostra storia. Le generazioni future, sentitamente, ringraziano”.
291