"Teodolinda tenne a Crema longa dimora". Ebbene sì, la regina dei Longobardi, col suo primo marito,
Autarit, passò e rimase nel nostro territorio dopo il matrimonio a Verona, durante il viaggio di nozze, nel 589, scrisse
Pietro Da Terno nella sua
Storia di Crema. Certo è che i fatti da lui narrati risalgono a mille anni prima e attinti da documenti da lui visti e letti ma non suffragati da fatti concreti.
Ospiti del signore di CremaNoi azzardiamo, dato che Pietro offre molti particolari di questa sua storia. Teodolinda ed i suoi due mariti, Autarit e
Agilulfo, furono ospiti del signore di Crema, il condottiero conte
Cremete: Autari lo cita a Crema e Agilulfo a Palazzo Pignano. Noi sappiamo però che nel territorio esistono prove concrete della vita di un certo tenore.
La necropoli ad OffanengoNei primi anni Sessanta del Novecento venne scoperta ad Offanengo una necropoli barbarico-longobarda e vennero alla luce, tra le altre cose, due croci longodarde, che si trovano al museo di Crema. Una terza sparì, trovando un'altra dimora. Le tombe, secondo gli storici, erano di nobili e principi. A quel tempo, Cremete ospitò a Palazzo Pignano Agilulfo, che era cognato del defunto Autari. Agilulfo era il duca di Torino.
Il castello di PalazzoCremete, come cita il Terni, ospitò Agilulfo nel suo bellissimo castello, posto dietro il fiume Tormo, circondato da "possenti mura e possentissime fondamenta", circondato da bellissime case, nobili edifici, prepositure e canoniche. Palazzo Pignano, a quel tempo era una vera città, con un'antica torre e tanti sepolcri. Pietro Da Terno cita un'antica cronaca scritta a mano, da lui vista: "
un bellissimo palazzo che nel 1360 ancora svettava fra le fronde arboree".
La nascita di CremaAlboino viene in Italia nel 568, anno secondo del suo regno e il 15 agosto del 570, nel giorno dell'Ascensione di Maria Vergine, nasce Crema. Intorno alla chiesetta della Mosa e ad una rocchetta alzata verso oriente. Tutto qua, questa era Crema a quel tempo. Il signore di quelle terre, era il cremasco Cremete, che si assoggettò di buon grado al dominio Longobardo; signoreggiò per 25 anni e quando morì non lasciò nè figli nè eredi.
La fatal VeronaTornando alla nostra Teodolinda, figlia del re dei bavari, appena convolata a giuste nozze col quarto re dei Longobardi, Autari, terminata la solenne cerimonia nella fatal Verona, partì per raggiungere Pavia, capitale dei Longobardi. Io me la vedo Teodolinda, piissima, passeggiare per Crema dopo aver pregato nella chiesetta di Santa Maria della Mosa, sulla quale sorgerà il Duomo.
Le chiare acqueeOra con Autari, ora con Agilulfo, lei alta, leggera e leggiadra, dagli occhi chiari, cerulei con abiti bianchi, finemente ingioiellata, destava scalpore tra i barbari vocianti. Con il conte Cremete come guida turistica, la coppia regale risaliva il Ghirlo, le quattro vie, scendeva verso piazza delle erbe, infilando stretta Grassinari, rimirando "le chiare acquee della roggia Crema e roggia Fontana". Ah, non ci son più le Teodolinde di una volta.
Le acque insicureCosì il Terni fotografa la presenza del re Agilulfo a Crema: "
già alzate le mure intorno alla città e forti fundamenta, erano passati 24 anni. Agilulfo desiderava provare se la navigazione tra le limacciose acquee che circondavano Crema era sicura. In quei giorni soffiava un prospero vento e dal porto posto presso l'odierna Santa Chiara - il San Luigi in via Bottesini, ndr
- partì e si diresse ad oriente, sparì fra i ghirigori delle acque ed il verdeggiare del moso di Trescore".
Mantova e Cremona distrutteCrema era città celtico-insubre e da quei tempi anche Longobarda, un regno che assicurò una lunga pace. Agilulfo si convertì al cristianesimo, seguendo la fede della consorte. Nel 604 il re Agilulfo fece radere al suolo Mantova e soprattutto Cremona, città romana nata nel 218 avanti Cristo. Ci fu già in quei secoli bui la maligna desiderata dei cremaschi e del signore di Crema, il conte Cremete?