11-03-2013 ore 08:46 | Cultura - Musica
di Leonida

Il mito della Factory di Warhol rivive, per una notte, sul palco di Alice. Velvet Underground & Nico rivisitato da Elo, Boho Dance & BU

Comprendere il senso di un'opera d'arte, coglierne il concetto fondante, reinterpretarlo, tradurlo in un allestimento originale: questa la complicatissima operazione che il trio Elo, Boho Dance & BU ha proposto sabato sera ad Alice nella città, ricostruendo in una "camera sonora" attuale e contemporanea l'atmosfera di The Velvet Underground and Nico.

Dai Feedback al loop
Prima di addentrarsi in un'analisi più o meno capillare delle reinterpretazioni dei singoli storici brani, va assolutamente detto che la scelta musicale del trio (ricaduta su un ambiente fortemente elettronico, caratterizzato da geometrie e ripetizioni) è stata quanto meno intelligente. Se il sound originale di Lou Reed e compagni era fortemente tagliato da una forma di ipnosi ansiogena che gravitava intorno a lunghi pedali di feedback e dissonanze, nella reinterpretazione di ieri sera il senso ipnotico è stato trasferito sul concetto di loop elettronico, fatto di sequenze ripetute in un'evoluzione contemporanea del concetto di "mantra", mentre i feedback originali delle chitarre acide dei Velvet sono stati tradotti in un gioco di interferenze radio, oscillazioni e suoni di confine tra l'analogico e il digitale.

Kitsch, grottesco e trasgressivo
In questo contesto fortemente dark, hanno giocato un ruolo fondamentale le videoproiezioni, pressochè unico elemento luminoso in scena, dato che i musicisti hanno scelto di esibirsi in una densa penombra. Uno schermo in sedici noni, sospeso a mezz'aria e suddiviso in cinque sezioni, ha dato spazio e luce a una perfetta scelta di sequenze capaci di captare l'attenzione del pubblico per quell'insieme di kitsch, grottesco e trasgressivo che sappiamo caratterizzare la produzione cinematografica di Warhol & co. ammorbidendo anche le improvvisazioni musicali più ardite e prolisse.



Il ruolo dei musicisti
Tornando alla parte musicale, i ruoli dei tre musicisti sono parsi estremamente calibrati e definiti, con la voce morbida di Boho Dance a caricarsi tutta la componente romantica dei Velvet in contrapposizione all'elettronica e alle splendide chitarre rumorose di Elo, il tutto sotto la palese orchestrazione di BU, impegnato con tastiere e computer a creare il corpo musicale da sacrificare alla sperimentazione.

Da ricordare
Da ricordare: la riscrittura armonica dell'epica Venus in furs, la versione ridotta a tre chitarre (eppure incredibilmente fedele allo spirito dell'originale) di Heroin, il solo vocale di Boho Dance in I'll be your mirror sulle immagini di Empire e i campionamenti utilizzati in Black angel's death song che, all'ascoltatore più attento, hanno rivelato l'utilizzo di campioni tratti dal folle Metal machine music di Lou Reed.

Lo scabroso video
Infine, una facile emozione extra in chiusura con una delicatissima interpretazione di Walk on the wild side accompagnata dallo scabroso video Mario Banana, il cui reperimento è ora lasciato ai più curiosi.
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