02-01-2013 ore 10:09 | Politica - Crema
di Rebecca Ronchi

Antonio Agazzi alza ulteriormente il tono dello scontro sui rimborsi comunali al Pd: “quando ho fatto io il presidente del consiglio comunale non ho gravato sulle casse del comune”

“Mi quereli pure”, alza il tono dello scontro Antonio Agazzi capo gruppo di Servire il Cittadino, che entra nel vivo della polemica sui rimborsi comunali che il Pd ha percepito per il mancato lavoro di Matteo Piloni come funzionario di partito. “Mi querelino ma prima diano una risposta nel merito alle precise contestazioni del Movimento 5 Stelle e insegnino al proprio partito, il Pd, - di cui sono Coordinatori dimissionari non ancora sostituiti - a non richiedere rimborsi in taluni casi davvero discutibili”.

Presidente a tempo pieno?
Agazzi cerca di dare una spiegazione al ruolo di Piloni e lo fa riprendendo una delle prime accuse che erano state mosse al presidente del consiglio comunale ad inizio legislatura: “purtroppo Matteo Piloni - prima di essere assunto come Funzionario dal Pd - ha tentato di esercitare la funzione di Presidente del Consiglio Comunale a tempo pieno. La cosa non e' passata inosservata, a livello politico e mediatico: sarebbe stata la prima volta per Crema”.

”No, controllore del sindaco a tempo pieno”
“Questo eccentrico intendimento, per fortuna, non andò in porto. La mia opinione è che tale qui pro quo sia un'altra delle conseguenze di come il Sindaco ha composto...o non ha composto la Giunta Municipale: non coinvolgendo segretari di Partito (Piloni, Piazzoni...) nel ruolo di Assessori, qualcuno deve aver pensato di passare tutto il giorno in Comune, forse a guardare a vista il Sindaco, a farne il contraltare. Liberissimo, non è tuttavia una prerogativa di per sé propria del Presidente del Consiglio Comunale e, soprattutto, non è da finanziare con denaro pubblico”.

Non siamo tutti uguali
Ma quello che più fa innervosire Agazzi è stato il paragone tra lui e Piloni nel ruolo di presidente del consiglio comunale: “checché ne dica Matteo Piloni, non siamo tutti uguali e non tutti facciamo le cose nello stesso modo. Io, per esempio, ho fatto il Presidente del Consiglio Comunale di Crema per cinque anni assentandomi dal lavoro solo nella giornata di convocazione dell'adunanza consiliare (opportunità di Legge che era riservata a ogni Consigliere Comunale). Lavorando a Milano, avessi chiesto un part-time verticale al mio datore di lavoro - una Biblioteca universitaria, non un Partito Politico - avrei avuto una qualità della vita migliore ma avrei costretto il Comune di Crema a corrispondermi per intero l'indennità di carica”.

Presidente fuori orario di lavoro
“Ho preferito far risparmiare per cinque anni alla mia città il 50 % del mio onorario e continuare, quotidianamente, a fare il pendolare. Convocavo le Conferenze dei Capi Gruppo al di fuori del mio orario di lavoro - alle 18.30 -, non chiedendo rimborso alcuno. Partecipavo alle Commissioni Consiliari solo nel momento del loro insediamento, essendo in tal caso obbligatoria la mia presenza, in qualità di convocante, ma le riunivo esse pure alle 18.30, fuori orario di lavoro, non chiedendo rimborsi”.

Da Milano non da via Bacchetta
“Quando era richiesta la mia presenza, in rappresentanza del Consiglio Comunale, in fasce orarie non serali o in giornate diverse dal fine settimana (mattina o primo pomeriggio), saccheggiavo le mie ferie o il mio Monte Ore lavorativo. Poi il Legislatore, verso la fine del mio mandato, ha modificato il Testo Unico degli Enti Locali: non veniva più accordata l'intera giornata dell'adunanza consiliare ma solo il tempo di svolgimento della stessa e quello strettamente necessario per raggiungerne la sede. Mi trovai in difficoltà e solo allora ho dovuto attingere a un budget di ore che il T.U.E.L. riserva ai Presidenti dei Consigli Comunali, per non partire da Crema di primo mattino - come di consueto -, lavorare poche ore e rientrare su Crema: io, infatti, non lavoravo dietro l'angolo, ma a Milano. Ho fatto i salti mortali per gravare il meno possibile sui cittadini contribuenti”.
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